Il ministro della Difesa Guido Crosetto a ottobre ha denunciato presunti accessi indebiti a banche dati pubbliche.
La Procura di Roma avvia accertamenti che arrivano fino a un maresciallo della Guardia di Finanza che ora è indagato perché sarebbe entrato nei sistemi informatici statali e riservati, alla ricerca di informazioni da aggiungere alle Sos, le segnalazioni di operazioni economiche sospette.
Nel caso di Crosetto, avrebbe cercato le dichiarazioni dei redditi riguardanti la sua attività di imprenditore precedente a quella di ministro, e altri dati sensibili. La ricerca non si sarebbe fermata al ministro della Difesa, nel mirino anche altre personalità politiche e non solo.
Alla Procura di Roma, dalla quale l’inchiesta era condotta agli albori, il maresciallo della finanza avrebbe spiegato che la sua attività era del tutto lecita, legata a un protocollo a non scritto nella Dda, su specifica richiesta del sostituto procuratore. In poche parole, il finanziere sarebbe stato autorizzato a muoversi liberamente tra le banche dati, alla ricerca di informazioni che potessero essere utili alle varie Procure distrettuali. Almeno a detta del militare. Ma nessuna informazione è mai arrivata alle Procure.
Il finanziare era in forza al nucleo di polizia valutaria della capitale, ma distaccato al gruppo Sos. La struttura si occupa delle operazioni finanziarie sospette individuate dagli istituti di credito, e segnalate alla Banca d’Italia. Questa a sua volta deve informare la Procura Antimafia e il Nucleo di polizia valutaria della Gdf. Le informazioni finiscono in banche dati per passare al vaglio delle istituzioni preposte.
Proprio il possibile coinvolgimento in qualunque veste della Direzione nazionale antimafia che ha sede a Roma, di uno o più magistrati, ha spostato la competenze dell’inchiesta a Perugia. Da qui si è allargata ad altre presunte ricerche fatte dal maresciallo, probabilmente con i computer del Nucleo di polizia valutaria.
Resta da capire, ora, perché sia avvenuto il sospetto dossieraggio e su richiesta di chi.
In una lettera pubblicata sul Corriere della Sera, il ministro Crosetto pone l’accento sulla fuga di notizie: “Si tratta di notizie relative a un’inchiesta in corso e trovo molto grave vederle pubblicate sui giornali. Lo voglio dire proprio perché, questa volta, la pubblicazione non avviene per far male o attaccare un esponente politico ma, al contrario, per parlare di un fatto gravissimo a suo danno, e lo dico da parte lesa”.
“Non cambia il mio giudizio (noto da sempre) sulla gravità delle fughe di notizie quando riguardano delle attività giudiziarie in corso. In questo caso specifico, poi, la fuga di notizie è ancora più grave. Perché riguarda una vicenda oscura ai danni di un ministro e di un politico, che, se colpito con dossier costruiti ad arte, avrebbe potuto mettere in crisi la nascita dell’intero governo Meloni, fin dal suo esordio”.
Crosetto si domanda anche “perché c’è chi fa uscire ora questa notizia? Ho un sospetto grave: non è che qualcuno vuole alzare polveroni per nascondere la verità? Chi sta cercando di precostituirsi delle difese? Come funziona il circuito dei dossier nel rapporto con chi, poi, li rende pubblici? E le fughe di notizie di indagini coperte dal segreto? Chi li fa uscire, con quali logiche, quali obiettivi? Li usa a vantaggio di un singolo o per un gruppo? Gratuitamente o per lucro? Pubblici ufficiali, pagati dai contribuenti, diffondono indagini costruite ad arte, per infangare o procurare effetti e danni politici?”.
Il ministro, sempre sul Corriere ha scritto di aver sporto una nuova denuncia per violazione del segreto istruttorio, “al fine di aiutare il lavoro dei magistrati e di ottenere la verità su una vicenda inquietante, ma anche a tutela dell’indagato stesso, l’ufficiale della Guardia di finanza. Perché io tutelo anche chi ha, magari, cercato di infangarmi, non so per quale motivo. Dell’ufficiale è data una descrizione che consente di identificarlo facilmente. Io sono garantista sempre, anche verso chi potrebbe essere imputato di volermi fare male senza ragione o commettere reati contro di me. Per me, ogni cittadino è innocente per tre gradi di giudizio”.
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