“Simone Isaia, il clochard accusato di aver dato alle fiamme l’installazione della Venere degli stracci in piazza Municipio, ha bisogno di aiuto, non del carcere”.
Comincia così il testo della petizione online partita ieri su Charge.org, per chiedere alla magistratura di trasferite il trentaduenne ritenuto dalla polizia e dalla Procura di Napoli l’autore del rogo dell’opera d’arte di Michelangelo Pistoletto, di trasferirlo nella Casa di Accoglienza dell’Associazione Liberi di volare della Pastorale carceraria della Chiesa di Napoli.
“Simone da tempo aveva perso lucidità e riferimento, finendo a dormire per strada. Ha bisogno di aiuto. Non del carcere, ma di una struttura che lo aiuti a rimettere in piedi la propria vita, perché è una persona affetta da una tangibilissima neuro-divergenza. E ha bisogno di aiuto”.
La petizione è promossa da Iod Edizioni, Pastorale Carceraria della Chiesa di Napoli, Associazione Liberi di volare, Chiesa Cristiana Evangelica Libera di Casalnuovo e United Colors of Naples: “Chiediamo il vostro sostegno con una firma, affinché Simone Isaia sia tolto dal carcere e venga curato e rigenerato alla vita presso la Casa di Accoglienza della Pastorale carceraria”, si legge sulla pagina della petizione.
Don Franco Esposito: “Spesso il carcere crea ulteriori problemi psichici alle persone”
Don Franco Esposito, che gestisce la Casa di Accoglienza, tramite l’avvocato di Isaia, originario di Casalnuovo, presenterà al giudice la disponibilità della struttura ad accogliere il 32enne.
“Ho incontrato Simone, abbiamo parlato per molto tempo. Di tutto ha bisogno, fuorché del carcere, che spesso crea ulteriori problemi psichici alle persone. La prigione in questo momento è diventata un ricettacolo di tante situazioni di persone che hanno problemi mentali e vivono disagi nella società. Il carcere qualche volta sembra l’unica risposta, la più facile e la più attesa dall’opinione pubblica”. Così, Don Franco Esposito ai microfoni di Notizie.com in esclusiva.
“In questo momento Simone ha bisogno di essere accompagnato e aiutato. Anche per questo la Comunità di Accoglienza della Pastorale Carceraria della Chiesa di Napoli ha dichiarato la sua disponibilità ad accoglierlo anche immediatamente, se il giudice lo consentisse”.
La Casa di Accoglienza attualmente ospita sette detenuti e può arrivare ad accoglierne quindici. “Chi viene accolto è inserito in un cammino sia individuale che di gruppo, di presa di coscienza del male fatto. Viene aiutato in un percorso di riabilitazione per avere la possibilità di essere reinserito nella società, e qualche volta anche nel mondo del lavoro”, aggiunge Don Franco Esposito. “Oltre agli ospiti fissi che vivono la detenzione o i domiciliari, abbiamo altri sessanta detenuti in affidamento ai servizi sociali, che fanno un altro percorso ma frequentano la nostra struttura attraverso laboratori e incontri di formazione”.
La struttura è fornita anche di due psicoterapeuti che potrebbero aiutare Simone Isaia. “Non entro nel merito di quello che ci siamo detti io e questo ragazzo. Ho avuto l’impressione di avere davanti una persona intelligente e capace, disposta ad intraprendere un cammino di presa di coscienza, anche nell’errore che ha potuto commettere, se l’ha commesso”.
La petizione ha l’obiettivo anche di “sensibilizzare l’opinione pubblica a capire che il carcere non può essere una risposta ai tanti problemi che le persone hanno. Nel caso di Simone, stando lì, la sua situazione può solo peggiorare”.