“Si stima che circa 6-7mila punti vendita siano nelle mani di mafia e camorra, senza che il consumatore ne sappia qualcosa”.
Per questa ragione, ma non solo, serve una “revisione strutturale dell’intero settore” dei carburanti. Lo dichiara Alessandro Zavalloni, segretario nazionale del sindacato Fegica-Cisl in un’intervista a Notizie.com.
“Serve un piano regolatorio, perché in 20 di liberalizzazione e deregolamentazione si è andati oltre il limite. Ogni giorno ci sono sequestri della Guardia di Finanza: questo è indice di quanta criminalità più o meno organizzata operi indisturbata in questo settore”, aggiunge Zavalloni.
Di questo e di altre criticità del settore dei carburanti i sindacati hanno parlato ieri con il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin. Sul tavolo, “le proposte che abbiamo sempre portato anche quando c’erano altri governi. Noi riteniamo che sia necessaria una revisione strutturale dell’intero settore. Secondo alcune Procure e la Guardia di Finanza, vengono sottratte alle casse dello stato circa 13 milioni di euro, tra accise e Iva. Gli impianti sono troppi, i controlli quindi, poco efficaci. Serve una regolamentazione, e una razionalizzazione a partire dalla diminuzione dei pinti vendita. Inoltre è necessario un ammodernamento: troppi impianti sono ancora chioschi di marciapiede, non offrono servizi collaterali. Vogliamo fare parte della transizione ecologica e non parlo solo delle colonnine elettriche. Poi c’è il tema della criminalità organizzata”.
Zavalloni: “6-7mila pompe di benzina in mano alle mafie”
Sull’obbligo del cartello entrato in vigore da ieri, Zavalloni spiega: “Abbiamo avuto problemi organizzativi, ma sono normali all’inizio di operazioni del genere. Una parte consistente dei benzinai è in difficoltà perché non hanno ricevuto la cartellonistica dai proprietari degli impianti. Se la cavano con mezzi di fortuna. Si tratta di problemi operativi sufficientemente normali, era il primo giorno dell’entrata in vigore dell’obbligo. I problemi sono altri: quali saranno gli effetti, quali i rischi dell’esporre il cartello?”.
Gli effetti e i rischi di cui parla il segretario nazionale Fegica-Cisl sono quelli rilevati dall’Antitrust: “Prima di tutto l’Antitrust già all’inizio dell’anno si è espressa sia in sede parlamentare sia con comunicazioni al governo e con un’indagine conoscitiva sulle dinamiche dei prezzi. Sul cartello medio ritiene che non solo è scarsamente utile per i consumatori, ma dice che rischia di diventare controproducente ai fini della concorrenza, quindi dei consumatori. Il prezzo medio rischia di essere considerato come quello di riferimento, col rischio di un effetto boomerang”.