Era il tempo della faida a Scampia tra i Di Lauro e gli scissionisti Amato-Pagano quando Gelsomina Verde, allora 22enne, venne sequestrata il 21 novembre 2004 e torturata per ore, fino ad essere uccisa con tre colpi di pistola alla testa.
La furia omicida non si fermò, e anzi, quando era già cadavere venne data alle fiamme nella sua auto, nel tentativo di nascondere le tracce delle sevizie subite. Oggi, a distanza di 19 anni, altre due persone sono state arrestate con l’accusa di averla uccisa.
Si chiamano Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias O’ vikingo. Gli inquirenti li ritengono gli esecutori materiali dell’omicidio. Devono rispondere di omicidio aggravato dal metodo mafioso. Gli arresti sono stati eseguiti dopo la riapertura delle indagini nel 2020, quando alcuni pentiti hanno reso dichiarazioni che hanno permesso di scoprire che nel commando camorristico c’erano altre due persone.
Rinaldi è stato rintracciato nella sua casa a Castel Volturno, in provincia di Caserta. De Lucia invece, era già agli arresti in casa a Massa Carrara ed è stato colpito dall’aggravamento di pena. Prima di loro, per l’omicidio di Gelsomina erano stati condannati Pietro Esposito e Ugo De Lucia. Il primo, secondo la magistratura avrebbe portato la giovane all’appuntamento con i suoi killer; il secondo invece, sarebbe l’ideatore dell’omicidio, oltre che ai vertici del clan Di Lauro.
Gelsomina, tutti la conoscevano come Mina, fu vittima di una vendetta trasversale. Aveva avuto una relazione sentimentale con Gennaro Notturno, alias O’ Sarracino, esponente degli scissionisti, anche se quando fu uccisa la loro storia era già finita.
All’epoca la storia di Gelsomina sconvolse l’opinione pubblica insieme con quella di Annalisa Durante, vittima 14enne di un agguato di camorra a Forcella.
Mina morì durante la prima faida di Scampia che si verificò tra il 2004 e il 2005 e vedeva contrapposti il clan Di Lauro con a capo Cosimo Di Lauro (morto nel carcere di Opera nel 2022, primogenito del boss Paolo di Lauro detto Ciruzzo o’ milionario) e gli scissionisti Amato-Pagano, con a capo Raffaele Amato, arrestato nel 2009 a Marbella, in Andalusia, e ancora recluso in carcere.
La faida nacque per stabilire l’egemonia nei quartieri di Secondigliano e Scampia e dei comuni di Melito, Mugnano, Casavatore e Arzano. Tra il 2004 e il 2005 morirono 60 persone, e gli inquirenti ricordano quegli anni come i più brutali mai visti dagli anni Ottanta, durante la guerra tra la Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo e la Nuova Famiglia di Carmine Alfieri e dei fratelli Nuvoletta.
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