Salario minimo: la Commissione lavoro della Camera si è riunita ieri, martedì 25 luglio.
Sul tavolo, la proposta del presidente Walter Rizzetto di non votare la proposta delle opposizioni in Aula e rimandare la questione a settembre.
Ma sarà in Parlamento che verranno prese le decisioni sulla misura che i gruppi di minoranza hanno approntato. L’intervista di Notizie.com a Maurizio Casasco, della Commissione attività produttive, commercio e turismo alla Camera per Forza Italia.
Negli ultimi giorni le opposizioni hanno presentato la proposta sul salario minimo da discutere in Parlamento. Maggioranza e governo vogliono rimandare la decisione a settembre e Pd e Movimento 5 Stelle chiedono che venga ritirato l’emendamento che cancella il salario minimo. Come finirà?
“La maggioranza vuole prendere del tempo per affrontare la questione del salario minimo con serietà, perché si parla del lavoro delle persone. È evidente che dobbiamo parlarci per fare le scelte opportune e migliori nell’interesse del lavoro e non di supposizioni ideologiche e prescostituite”;
Questa sera ci sarà la Commissione.
“Le Commissioni fanno il loro lavoro, quindi vedremo stasera cosa decideranno. Ma il momento decisivo per il salario minimo è quello del Parlamento. Certamente è meglio rimandare la discussione a settembre”;
La maggioranza non è a favore del salario minimo. Perché?
“Lo dico come deputato ma anche come ex presidente di Confapi: il tema non è il salario minimo, ma il salario giusto. Il salario minimo per legge non risolve il problema degli stipendi. La questione posta è giusta, ma la soluzione è sbagliata”;
Come si arriva al salario giusto?
“La direttiva Ue non impone agli Stati membri l’obbligo di introdurre il salario minimo. Il tema del salario giusto a mio avviso si risolve applicando l’articolo 39 della Costituzione italiana, che non è mai stato applicato e prevede di stabilire il perimetro di rappresentanza delle organizzazioni sindacali più rappresentative. Noi abbiamo 1.15o contratti depositati al Cnel, di cui 190 con Cgil, Cisl e Uil, altri con i sindacati autonomi e quasi 1.000 con sindacati farlocchi che portano a ribasso i contratti”;
Perché una legge sul salario minimo non risolve il problema della rappresentanza?
“Il salario minimo non tiene in considerazione altri aspetti dei contratti come tredicesime, quattordicesime, malattie, permessi, ferie ecc, che sono altrettanto fondamentali. Non si può limitare al prezzo di 9 euro il prezzo del salario. I contratti di Confindustria o Confabi ad esempio, sono superiori a 9 euro. È evidente che a fronte del rialzo dei prezzi in tutti i settori e dell’inflazione, le aziende tenderanno ad applicare i contratti più bassi”;
Quindi vanno rivisti anche i contratti collettivi.
“La questione dei contratti giusti è sicuro da porre all’attenzione. Alcuni contratti “pirata” sono da rifare. Ma il tema non può essere risolto per legge. La soluzione finale è da un lato applicare l’articolo 39 della Costituzione sulla parte dei sindacati più rappresentativi, e dall’altro lato estendere a tutti quei contratti che rappresentano già il 97% di tutela. Altrimenti sono chiacchiere e ideologie, altrimenti diventa uno scontro politico sterile che non risolve il problema”.