Il Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane è durissimo: “Solo in Italia chi governa deve fare i conti con la Magistratura”
La divisione delle carriere tra politici e magistrati continua a tenere banco. Dopo il botta e risposta tra i responsabili del Governo e quelli della Magistratura, i toni non accennano a placarsi. Giandomenico Caiazza, Presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane è molto chiaro e sull’argomento parla di un vero e proprio fenomeno italiano.
“Ma cosa vuole che le dica? I magistrati – dichiara in esclusiva a Notizie.com – che fanno politica o che parlano di politica? Qui, c’è il solito clima che respiriamo da trent’anni, un clima di scontro tra due poteri che hanno perso l’equilibrio del loro rapporto in favore di quello giudiziario e fino a quando non si risolve, questo squilibrio non si risolverà mai. Purtroppo, chi governa, nonostante abbia avuto i voti per governare e decidere, sa di dover fare i conti, per quanto attiene alla riforma della giustizia, che sia giusta o non giusta, con un potere, quello della magistratura, con il quale non dovrebbe fare per niente i conti“.
Secondo Caiazza. molto spesso i due poteri (legislativo e giudiziario) tendono a sovrapporsi. Con enormi difficoltà da parte dei rappresentanti del Governo. “Qui si è persa la bussola – continua Caiazza – il potere di formare le legge è del potere politico, mentre quello giudiziario ha tutt’altre competenze e un’autonomia che deve essere difesa, tutelata e garantita senza riserve. E questo è il punto di questo Paese: è un’ anomalia tutta italiana. Purtroppo la magistratura in questo Paese si è abituata a interloquire sulla fase della produzione delle leggi. E questo non si deve e non si può fare, ma tutto passa nel dimenticatoio”.
Secondo il Presidente dell’Unione delle Camere italiane, spesso i legislatori sono chiamati ad un confronto con la Magistratura anche nella scrittura delle Leggi: “Nel nostro sistema costituzionale la magistratura non si deve occupare di questo. Il punto della polemica e dello squilibrio che c’è in Italia non riguarda l’applicazione delle leggi, questo è fuori discussione che sia un compito della magistratura, è la produzione normativa di chi scrive le leggi, noi siamo abituati, a materia di giustizia penale, che qualunque sia a scrivere le legge debba essere sotto dettatura o venire a patti con la Magistratura. E la separazione delle carriere è illuminante perché si può essere d’accordo o meno, ma perché devo trattare con la magistratura? Per quale motivo? Solo in questo paese accade“.
“Il Governo deve discutere con l’opposizione, non con i magistrati”
Secondo Caiazza, in esclusiva ai microfoni di Notizie.com, il comportamento di alcuni magistrati è incomprensibile: “Trovo aberrante che i magistrati si comportino in questo modo. Il governo in tema di riforme di giustizia penale deve discuterne con l’opposizione o con chi ha opinioni diverse all’interno della maggioranza o nel Parlamento. Questi, e solo questi devono essere gli ostacoli per mandare avanti una riforma: non certo parlarne con i magistrati, per cui poi deve intervenire il Capo della Stato o il capo di Anm, ma stiamo scherzando? Non è un tema che riguarda il potere giudiziario, ma è ormai entrato nel riflesso generale da trent’anni che la magistratura sia interlocutore del legislatore. Il problema è che la magistratura applica le leggi ma non le può scrivere le leggi e invece concorre a scriverle. E questo è aberrante per non dire di peggio“.