Il patron della Lazio a tutto tondo: tra politica, calcio, istituzioni e polemiche: “Faccio una vita del …. e dormo tre ore a notte”
Il calcio, la politica, il mercato e la città di Roma: il senatore Claudio Lotito tocca numerosi argomenti. In due interviste, rilasciate al Corriere dello Sport e al Messaggero, il presidente della Lazio si dimostra un fiume in piena, puntualizzando sulla situazione del calcio italiano e della politica. L’analisi sui problemi della capitale viene letta da qualcuno come una possibile autocandidatura in vista delle elezioni del 2025.
Lotito sta pensando seriamente a candidarsi come prossimo sindaco della città? “Faccio altro, ma Roma va pensata e sostenuta senza piccolezze da tutti quelli che la vivono, la amano, ci lavorano. Non si può essere autolesionisti. Penso per esempio al turismo“, dichiara a Il Messaggero. “Va incentivato ogni tipo di turismo, senza svendere e degradare la città ovviamente, anzi la battaglia per il decoro è al primo posto, perché Roma è una città aperta in cui tutti devono arrivare e in cui tutti convivono. C’è il turismo di massa, che va ben regolamentato, e c’è il turismo di élite come dimostrano i nuovi alberghi di lusso già inaugurati e quelli che apriranno. La soluzione del problema dei taxi e la necessità di allungare il percorso delle metro e il numero delle corse e la funzionalità dell’intero sistema sono pezzi fondamentali di questo progetto di rinascita per il bene dei romani e di chi viene da noi”.
La Roma sta portando avanti i lavori per il proprio impianti di proprietà, la Lazio attende, nel frattempo esistono anche i problemi legati allo stadio Flaminio (progetto nei confronti del quale Lotito aveva mostrato apprezzamento prima di scontrarsi con le enormi difficoltà legate a struttura, parcheggi e viabilità) e l’Olimpico. “Tre stadi servono, il nostro, quello della società giallorossa e l’Olimpico per i grandi eventi anche non calcistici. Sullo stadio Flaminio, a partire dai parcheggi e dai trasporti, ho qualche idea spero presto operativa”. Sempre in tema di impianti, al Corriere dello Sport ammette: “Stavo per costruirne uno nei miei terreni, ma Veltroni mi bocciò il progetto. Si arrivava anche con il battello, la rete viaria era perfetta. Chi ti dice che non ci stia lavorando oggi”.
Lotito, nel suo slang abituale, spiega al quotidiano sportivo romano la vita che sta facendo, dividendosi tra impegni politici e sportivi. “Faccio ’n cazzo de vita, non ne ho più una. Da agosto a oggi solo due giorni di ferie, l’altr’anno ero a Cortina, m’han richiamato, avevo la campagna elettorale in Molise, manco sapevo dove fosse, ci sono rimasto un mese e mezzo. Secondo più alto d’Italia, alle elezioni… Non vivo più, dormo tre ore e mezza per notte, in diciannove anni ho preso 25 chili. Tra le 22 e le due del mattino il corpo produce il glucagone, un ormone di natura proteica”.
Lotito e la Lazio: “Ho le idee chiare”
Tra poco festeggerà diciannove anni da presidente della Lazio: “Me la fece prendere Berlusconi. Lo conoscevo da trentacinque anni, costruzioni. Stava salendo su un aereo, mi telefonò e disse: “Claudio, mi hanno detto che sei l’unico che può mettere a posto questa drammatica situazione, dammi una mano, chiama Marinella” (la storica segretaria, nda). Non una parola di più. Attaccò e partì. Era il 19 luglio del 2004, la Lazio fatturava allora 84 milioni l’anno e ne costava 86,5, aveva 550 miliardi di debiti, ovviamente non miei. Misi 150 miliardi di lire e mi caricai 1070 miliardi di debiti… Non resisterà più di un mese, dicevano. Nei primi anni ero la macchietta, oggi tutti mi riconoscono le capacità. Sono un uomo di sfi de, io. Sto con mia moglie da 30 anni, ricordo che mi regalò una coppetta e disse “questa è per la sfida che hai vinto e per le prossime che vincerai”. Quando mi metto in testa una cosa faccio tutto ciò che è possibile per riuscire. Sono anche un innovatore”.
A proposito di Lazio, il club ha appena venduto Milinkovic in Arabia Saudita per 40 milioni. “Gli avevo offerto il rinnovo a una cifra blu. È arrivato il suo procuratore e m’ha detto che l’Arabia garantiva 20 milioni l’anno, 18 netti già tassati. Il giocatore m’ha confessato che cercava qualcosa di nuovo. Quando mi hanno spiegato che c’erano 15 milioni per la Lazio ho risposto che 15 o zero per me era lo stesso e che gli avrei fatto fare tanti giri di campo a Formello. Quindici sono diventati venti, poi trenta, infine quaranta. Al calcio italiano non mancano i giocatori, ma i presidenti. Manca la competenza al vertice”. Riferimento neanche troppo velato a Gravina, presidente Figc con il quale ha pessimi rapporti. “Ho sempre saputo che i dirigenti si misurano con i risultati. Fatti una domanda e datti una risposta”.
I tifosi biancocelesti aspettano che il mercato entri nel vivo. La Lazio ha chiuso il primo colpo in attacco (Castellanos), ma la campagna di rafforzamento non è ancora entrata nel vivo. “Ho le idee chiare, a Sarri ho chiesto di indicarmi non dei nomi, ma delle posizioni da coprire, le sue esigenze tecnico-tattiche. I giocatori li scelgo io. A Formello c’è un intero settore che si occupa dello scouting con otto postazioni dedicate. Castellanos è arrivato, l’ho pagato un botto. Ora Maurizio mi chiede un vertice basso, un difensore, non necessariamente un terzino sinistro, un esterno e una mezzala. I nomi li ho tutti in testa”.