La sorella di Falcone attacca il guardiasigilli, che ribadisce: “il concorso esterno è ormai, per dirla con Churchill, un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero”
Il concorso esterno in associazione mafiosa, continua a far discutere, alimentando il dibattito politico e all’interno della Magistratura. Maurizio De Lucia, il procuratore capo di Palermo, che ha arrestato Matteo Messina Denaro grazie al lavoro dei Ros, ha ammesso che la riforma del concorso esterno in associazione mafiosa (“Si può rivedere”). Aperture anche sulle intercettazioni: “Basta con quelle a strascico”. Alcune componenti della Magistratura propendono per il dialogo, evitando lo scontro con Nordio e il governo. Anche Giuseppe Santalucia, leader Anm ha parlato di “incoraggianti spunti di dialogo” da parte di Giorgia Meloni. “Non c’è alcun intento punitivo nella riforma”, ha ricordato intanto il vicepremier Antonio Tajani.
Netta la posizione di Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia ha ribadito in una lunga intervista al Corriere della Sera, la volontà di andare avanti: “Mi sento ancora un magistrato. E sul concorso esterno mafioso ecco come si può intervenire, premesso che questo argomento non fa parte del programma di governo“, ha confermato il Guardiasigilli. “Le voci per introdurre una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense – afferma – Cito per tutti il professor Giovanni Fiandaca, sui cui testi si sono formate due generazioni di giuristi, che auspica fortemente una formulazione specifica di questo reato”.
Nordio torna sulle polemiche relative al Concorso Esterno, che fanno parte delle discussioni e del dibattito politico. Maria Falcone, sorella di Giovanni, ha ribadito in un’intervista a La Repubblica, la sua posizione contro il tentativo di modificare la norma : “La considero un’offesa gravissima perché ricordo bene il grande lavoro di Giovanni per arrivare a questo primo passo importantissimo per poter indagare sui fatti di mafia”. “Nordio forse non conosce, o forse non ricorda le tante sentenze della Cassazione che hanno consolidato il reato rendendolo uno strumento fondamentale per tutti coloro che indagano sulla mafia. Mi auguro che il Guardasigilli ci ripensi e si fermi”, ha dichiarato.
“Il concetto di concorso esterno è un ossimoro: o si è esterni, e allora non si è concorrenti, o si è concorrenti, e allora non si è esterni – afferma ancora Nordio – Se si affrontassero questi argomenti con animo freddo e pacato, e non con polemiche sterili, troveremmo una soluzione” che, spiega, arriva dalla “formulazione proposta da Giuliano Pisapia: scrivere una norma ad hoc molto semplice e molto chiara”. “Non mi stupisco che arrivino bordate dall’opposizione: la politique n’a pas d’entrailles. E nemmeno dalla stampa più critica, che leggo sempre con benevola indulgenza. Mi sorprende che arrivino da magistrati, che da tecnici del diritto dovrebbero sapere che il concorso esterno è ormai, per dirla con Churchill, un enigma dentro un indovinello avvolto in un mistero”, aggiunge il ministro della Giustizia.
“L’unione tra gli articoli 416 bis e 110 del Codice penale (concorso nel reato) furono certamente ispirate da Falcone nel 1987 nel tentativo di dare una figura giuridica a comportamenti come «fiancheggiamento, collusione, contiguità»”, ribadisce oggi il quotidiano Il Giornale in un approfondimento sulla questione. “Ma quella legislazione era nata come emergenziale, tanto che la parola «esterno» nel codice non c’è («Quando più persone concorrono nel medesimo reato…», recita l’articolo) ed è diventata giurisprudenza suo malgrado. Alcune condotte come il favoreggiamento o la rivelazione di segreto d’ufficio sono state stiracchiate a concorso «esterno», in spregio alla tassatività che il codice prevederebbe. Tanto vale contestare il concorso tout court a chi agevola la mafia consapevolmente”.
Nordio è poi tornato sulla separazione delle carriere, altro tema che alimenta la discussione politica. “Separare le carriere significa anche discrezionalità dell’azione politica e facoltà del pubblico ministero di ritrattarla – ha aggiunto il Guardasigilli – tutte cose che in questo momento non esistono. Ma se fossero messere in campo, eviterebbero almeno un 30% dei processi che si rivelano inutili e dannosi oltre che rallentano quelli più importanti. L’obiettivo è quello di rendere la giustizia più celere“. Chiusura dedicata al cado Delmastro. Io l’imputazione coatta la critico ormai da oltre 20 anni. E’ un residuo del vecchio codice inserito nel nuovo Vassalli per arrivare ad un compromesso. Il legislatore non ha avuto il coraggio di mettere in campo compiutamente il sistema accusatorio, dove il pubblico ministero è monopolista e arbitro dell’azione penale”.
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