Attilio Fontana non sarà processato sul “caso camici” perché “il fatto non sussiste”.
Il presidente della Regione Lombardia è stato prosciolto da ogni accusa anche in sede di Appello, confermando la sentenza di primo grado del 2022. Era accusato di frode in pubbliche forniture e inadempimento contrattuale per aver affidato una fornitura da 75mila camici, 7mila Dpi a Dama Spa, la società del cognato, con un 10% delle quote in mano alla moglie Roberta Dini, per 513mila euro. Anche questo caso si inserisce nel contesto più ampio della riforma della giustizia che il ministro Carlo Nordio sta portando avanti.
Ai nostri microfoni, Massimo Garavaglia, senatore della Lega, presidente della Commissione finanze, ex ministro del Turismo. “Ahimè è una cosa che si vede spesso, in particolare in Lombardia. Siamo felicissimi per il presidente e amico Attilio Fontana, però è un peccato vedere fiumi di inchiostro e polemiche inutili, tempo perso, risorse pubbliche sprecate, soprattutto dopo un proscioglimento in primo grado e un inutile Appello. Questo fenomeno si sta ripetendo un po’ troppe volte. Per cui magari un po’ di attenzione prima forse non guasta”, dichiara.
“In Italia processi troppo lunghi”
“Faccio due riflessioni, una tecnica e una politica”, aggiunge Garavaglia. “Dal punto di vista tecnico va fatta una riflessione sul funzionamento generale della giustizia in Italia. Spendiamo lo 0,5% del Pil come la Germania, ma mentre lì i processi durano tre anni, da noi durano sette anni. Già Giolitti nel 1919 diceva che la giustizia è uno dei problemi italiani. Prendiamo atto che dopo più di un secolo siamo punto e a capo”., aggiunge l’ex ministro.
“Sbagliato usare la giustizia come arma”
“Dal punto di vista politico, e questo dovrebbe valere per tutti, usare la giustizia come arma, è stupido oltre che sbagliato. Quindi sarebbe cosa buona e giusta ritornare al sano principio per cui fino all’ultimo grado si stia zitti. Anche i media dovrebbero fare altrettanto. Però questa è utopia”;
“Rapporto delicato tra informazione e magistratura”
“La magistratura va valutata solo a processi finiti, per il resto bisogna stare zitti. Questo pone il tema dei tempi della giustizia e della fuga di notizie. Anche io sono stato imputato in un processo di 7 anni e mezzo, assolto in primo grado, poi assolto in un appello inutile. Prima di leggere le carte io stesso, erano già disponibili sui giornali. Quindi è evidente che ci sia un problema di rapporto delicato tra magistratura e informazione. E a parità di risorse stanziate in Germania, da noi le cose non funzionano bene. Se vogliamo, le polemiche sull’autonomia regionale sono perfettamente campate per aria”;
“Nelle classifiche mondiali, la giustizia italiana gestita dallo Stato funziona molto male e siamo bassissimi. La sanità, gestita dalle Regioni, anche se con grandi differenze e possibilità di miglioramento, è tra i primi posti nelle classifiche mondiali. Anche su questo bisognerebbe riflettere”, dichiara Garavaglia.
“La Commissione parlamentare di inchiesta sul Covid è utile”
“Che si possa e si debba fare ordine sulla gestione della pandemia è giusto, anche alla luce della sentenza di Fontana. Da lombardo, ricordo benissimo gli attacchi che i miei concittadini e la sanità regionale hanno subito quando sono stati l’epicentro della pandemia. Una cosa assurda, tant’è che ricordo benissimo le parole del presidente Mattarella, quando disse di evitare di usare il Covid come arma politica. È stato fatto in maniera brutale e ignobile. Questa commissione dovrebbe servire a mettere ordine sul fatto che quando ci sono grandi problemi bisogna fare squadra e non il tifo”.