L’aumento del prezzo dei carburanti dal 2022 è legato a “eventi eccezionali di tipo internazionale” e non alla speculazione da parte dei benzinai.
I prezzi in Italia sono stati più bassi che in Europa grazie allo sconto delle accise a partire da marzo 2022, per poi alzarsi di conseguenza alla decisione di eliminarli a partire da gennaio 2023.
Tuttavia “la rete distributiva nazionale” “continua ad essere caratterizzata da un erogato più basso rispetto agli altri Stati dell’Ue”. Si legge nella relazione dell’Agcm sul prezzo dei carburanti, che sottolinea anche che siccome in Italia ci sono troppi distributori, è difficile controllarli tutti, per cui si registrano “opacità operative che avrebbero agevolato la diffusione di fenomeni di evasione fiscale e corruzione, rilevati dalle istituzioni competenti”.
I prezzi del carburante sulle autostrade sono più alti a causa delle royalties applicate. Secondo l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm) è necessario migliorare il sito internet Osservaprezzi per consentire di utilizzarlo al meglio.
I sindacati hanno la meglio sulla vicenda del cartello da esporre con i prezzi, che nei mesi scorsi è stato deciso dal governo. Secondo l’Antitrust “la pubblicizzazione di prezzi medi rispetto ad ampie aree geografiche, non risultano di particolare utilità per i consumatori, oltre a prestarsi ad un potenziale utilizzo da parte delle imprese come “prezzo focale”, in possibile pregiudizio per la concorrenza”.
Infine, prevedere l’installazione delle colonnine di ricarica delle auto elettriche nei distributori di carburante, potrebbe aiutare anche l’ambiente. Ne abbiamo parlato con Alessandro Zavalloni, segretario nazionale del sindacato Fegica-Cisl.
In merito al cartello prezzi, spiega, “non se n’è parlato più e tra le altre cose ci sono delle scadenze. Il primo agosto dovrebbe entrare in vigore il decreto e il 26 luglio il Tar del Lazio esaminerà il ricorso”.
Secondo l’Antitrust il cartello prezzi medi da esporre non sarebbe utile per i consumatori e pregiudicherebbe la concorrenza.
“L’Antitrust si è espressa confermando l’audizione in Parlamento di qualche mese fa, mettendo nero su bianco che non solo il provvedimento del cartello è inutile, ma crea anche pregiudizi potenziali per la concorrenza. Di fatto crea un prezzo di riferimento al quale il mercato, in salita o in discesa, rischia di uniformarsi, facendo venir meno elementi concorrenziali che per l’Antitrust, oltre che per noi, sono fondamentali. Non è solo inutile, ma anche controproducente”;
Piuttosto, osserva l’Antitrust nella relazione, andrebbero migliorati gli strumenti di comparazione dei prezzi, soprattutto il sito internet Osservaprezzi.
“Sì, lo dicevamo anche noi mesi fa al governo: mettere in relazione le banche dati. In Italia ne esistono tre, sono tutte governative ed esprimono numeri differenti. È del tutto evidente che c’è un problema. Metterle in relazione potrebbe consentire non solo di avere elementi certi per la pubblica amministrazione, ma anche di individuare le sacche di illegalità che equivale a 13 miliardi di euro”;
Nei mesi scorsi avete chiesto una riforma del settore
“Da tanti anni proponiamo ai governi che si sono succeduti una riforma strutturale del nostro settore. Lo abbiamo fatto anche durante la polemica di alcuni mesi fa, quando il governo cercava i furbetti tra i benzinai. Per troppi anni i provvedimenti che andavano verso la liberalizzazione hanno aperto il mercato ma hanno annullato una serie di regole fondamentali, anche in cima alla filiera. Serve una riforma che da un lato recuperi il piano di legalità e dall’altro provi a diminuire il numero dei punti vendita per aumentarne l’efficienza”;
Questo lo dice anche l’Antitrust…
“In sostanza l’Antitrust chiede una razionalizzazione della rete. In Italia ci sono 22mila impianti e sono troppi, dovremmo stare intorno ai 15mila. Intervenendo sul numero dei distributori, il governo recupererebbe anche dal punto di vista della legalità, consentendo alle forze dell’ordine di effettuare controlli migliori. Siamo a zero regole e a un numero elevato di operatori. Questo crea le condizioni per non avere il controllo necessario sia sulla documentazione fiscale, quindi sull’evasione, sia sulle caratteristiche tecniche dei prodotti. In questo Paese, con 22mila impianti, nessuno è in grado di controllare la qualità dei prodotti che si vendono. Servono provvedimenti quindi, non sul prezzo medio, ma su tutto il settore, che facciano diminuire i punti vendita e riequilibrino il piano regolatorio”.
A proposito di illegalità: l’Antitrust non parla di speculazioni sui prezzi dei carburanti, com’era invece stato detto nei mesi scorsi.
“Vero, non c’è. L’Antitrust ha preso in considerazione il periodo che va da gennaio 2021 ad aprile 2023: 27 mesi. Ha rilevato che le tensioni sui prezzi sono state dovute a eventi internazionali. Per il resto cita i provvedimenti governativi che nel 2022 hanno abbassato le accise e che dalla fine del 2022 all’inizio del 2023, hanno eliminato gli sconti su di esse. Quindi quando qualcuno ha parlato di furbetti, ha dato in pasto all’opinione pubblica un’intera categoria. Invece avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di aver tolto gli sconti alle accise”;
Nell’ambito della riforma dell’intero settore, avete previsto anche le colonnine di ricarica delle auto elettriche nei distributori di carburante? Quanto costerebbe?
“Quanto costa è difficile dirlo ora. Bisogna rispondere a una serie di domande preventive. La prima è se la corrente è a media o bassa tensione, non solo nei distributori ma anche sulle autostrade e per le strade. Si parla genericamente di colonnine, come se ci si potesse attaccare alla presa di casa. Bisogna chiedersi in che condizioni sono le reti elettriche. Anche in questo caso l’Antitrust dice una cosa che noi diciamo da sempre: piuttosto che cercare le colonnine in ogni angolo di strada, i distributori di carburante potrebbero completare la loro offerta. Si tratta di capire in quanto tempo si può aggiornare la rete elettrica per far passare la media tensione e permettere la ricarica veloce delle auto. Abbiamo anche provato a dire che sulle autostrade ci sono alloggiamenti che non servono più per la distribuzione dei carburanti. Potrebbero essere bonificati e ospitare accumulatori elettrici che consentano di ricaricare e immettere di nuovo sulla rete, l’energia che non viene utilizzata. C’è bisogno anche da questo punto di vista una linea che indirizzi. Invece la politica si limita a osservare quello che accade e a dare voti, censurare o elogiare, senza programmare. L’Antirust sta dicendo che c’è bisogno di una politica industriale. La rete distributiva carburanti può servire anche alla transizione energetica”.