D’Amico, il ricordo dell’ex compagno:”Per me è stato un esempio”

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By Paolo Colantoni

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Riccardo Budoni, ex portiere della Lazio nel 1980, ricorda: “Per noi giovani che arrivavamo dalla Primavera fu un esempio. Poi vincemmo uno scudetto insieme”

Con la Lazio ha vinto uno scudetto appena ventenne. Ha fatto parte della squadra che aveva in Chinaglia e Gigi Martini i leader dei due spogliatoi. Lui, Vincenzo D’Amico è riuscito nell’impresa di rimanere agnostico, all’interno di due fazioni rivali, che durante la settimana si contrapponevano continuamente. Vuoi per l’età, per il suo carattere bonario e sempre pronto alla battuta, Vincenzino (come era nominato da tutti) si è fatto ben volere dall’intero gruppo, portando la sua vivacità e l’intraprendenza tipica di un ventenne, all’interno di una squadra che stava per spiccare il volo. Ma nonostante sia da tutti ricordato come uno degli eroi del 1974 (la famosa Banda Maestrelli), Vincenzo D’Amico ha dimostrato la sua grandezza qualche anno dopo.

D'Amico
Riccardo Budoni ricorda Vincenzo D’Amico, con il quale ha esordito in A – Ricercaitaliana.it

Mentre della Lazio campione d’Italia si erano ormai persi i ricordi, sotto i colpi del destino (le tragedie che hanno portato alla morte di Maestrelli e Re Cecconi), delle crisi finanziarie (che hanno portato il presidente Lenzini a smantellare la squadra) e della Giustizia Sportiva (che aveva condannato i biancocelesti, coinvolti nel calcio scommesse), D’Amico è diventato l’unica bandiera alla quale i laziali si sono aggrappati nel momento più difficile. Orafini di Chinaglia (che aveva preso il volo verso gli Stati Uniti) di Wilson, Giordano, Manfredonia e Cacciatori (squalificati dal Giudice Sportivo), Vincenzo D’Amico si è trasformato in vero e proprio uomo squadra. Il tecnico Lovati (per rimediare alle squalifiche) convocò in prima squadra una lunga serie di ragazzi dal settore giovanile. Con loro, con la fascia di capitano al braccia, c’era Vincenzo D’Amico.

In quel gruppo di ragazzi, costretti a fare il grande salto in Prima Squadra, c’era anche Riccardo Budoni. Giovane portiere romano e laziale, catapultato a difendere i pali biancocelesti nel momento più caldo della stagione. Budoni non sfigurò e qualche anno più tardi si ritrovò, con Vincenzo D’Amico, a difendere i pali della Lazio Master Calcio a 5, una nuova sezione della Polisportiva biancoceleste, che insieme portarono alla conquista del titolo di Campione d’Italia. “Vincenzo è stata una figura indimenticabile. Per i tifosi della Lazio e per tutti noi che diventavamo giocatori in quei momenti.  Ha trascinato la squadra e si è dimostrato un vero campione”.

La Lazio del 1980. Buoni il primo da sinistra. D’Amico ultimo a destra in prima fila – Ricercaitaliana.it
Riccardo Budoni, cosa ha rappresentato per lei Vincenzo D’Amico?
Vincenzo mi ha accompagnato nella mia vita sportiva, due anni alla Lazio passati con lui è stato come assaporare la Lazialità e imparare ad amare questi colori.
Lei e tanti giovani esordite in serie A con la maglia della Lazio. A guidarvi c’è proprio Vincenzo D’Amico.
“L’esordio è  stato il coronamento di questo cammino, il modo di affrontare una situazione difficile ma nello stesso istante meraviglioso. Vincenzo era uno dei pochi calciatori di esperienza a guidare noi giovani, provenienti dal settore giovanile e catapultati in serie A. Per noi fu un esempio”.
C’è qualche consiglio che ha dato a lei e agli altri giovani che si apprestavano ad esordire in prima squadra?
“La sua bravura è stata quella di creare un’atmosfera serena e parlava con tutti, il sorriso era la parola d’ordine nonostante l’importanza della gara. Unico e irripetibile”.
Insieme poi avete realizzato un’altra grande impresa.
“Abbiamo condiviso l’avventura nella Lazio Master di calcio a5 da ex giocatori, un campione anche lì. Divertente, brillante, sempre sorridente e con un humour romano unico. Per me è stato un vero onore aver condiviso un’amicizia con lui, per lui ero sempre Riccardino e per me ha avuto sempre parole incredibili. Sentirò la sua mancanza, un ricordo indelebile nella mia mente e nel mio cuore”.
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