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“Sono cristiana, non promuoverò il vostro matrimonio gay”: e la Corte le da ragione

Una web disegner si è rifiutata di create un sito per un matrimonio gay. “Va contro i miei principi religiosi”. Scoppia il caos

La fede prima degli interessi economici. Le convinzioni religiose, più forti di un buon contratto e di altri accordi che ne sarebbero scaturiti.  La vicenda che ha visto protagonista una designer cristiana, ha tenuto banco in tutti gli Stati Uniti, dividendo l’opinione pubblica ed accendendo il dibattito politico. Conservatori, repubblicani esponenti della comunità Lgbtq+ hanno dato vita ad una lunga battaglia, che (almeno al momento) si è chiusa con la vittoria della donna.
Dopo mesi di polemiche, discussioni e di prese di posizione, è intervenuta la Corta Suprema degli Stati Uniti, che ha messo a tacere voci e illazioni e si è schierata dalla parte di Lorie Smith, che nei mesi scorsi era stata attaccata ferocemente dalla comunità Lgbtq+ a causa di una sua forte presa di posizione. La donna,  fervente cristiana, si è rifiutata di realizzare un sito internet per promuovere un matrimonio gay. “Lo stato del Colorado mi sta costringendo a creare opere d’arte personalizzate e uniche che comunicano e celebrano una visione diversa del matrimonio, una visione del matrimonio che va contro le mie convinzioni profondamente radicate”, ha detto Smith alla CNN in una recente intervista.

Una web designer contro i matrimoni gay – Ricercaitaliana.it

La donna ha dichiarato di aver realizzato nunerosi servizi grafici per le persone omosessuali, ma di non sentirsi in grado di creare qualcosa che pruomuovesse il matrimonio tra due persone dello stesso sesso, perchè “non in linea con i miei principi”. Lorie Smith è la titolare di un’agenzia che crea siti web ed ha sempre sostenuto di avere il diritto di rifiutare i suoi servizi per le nozze gay in base al Primo Emendamento.

La decisione della Corte Suprema

La Corte Suprema si è schierata dalla sua parte, con sei voti a favore e tre contro. Nel Colorado esiste una legge che impedisce la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, la razza, il genere e altre caratteristiche. Smith aveva sostenuto che la legge viola i suoi diritti di libertà di parola. “Il Primo Emendamento immagina gli Stati Uniti come un luogo ricco e complesso in cui tutte le persone sono libere di pensare e parlare come desiderano, non come il governo richiede”, ha scritto il giudice Neil Gorsuch per i sei giudici conservatori della Corte.

La scelta della donna è stata fortemente criticata dai Repubblicani e dagli attivisti della comunità Lgbtq+, che avevano dichiarato che, un’eventuale vittoria della Smith avrebbe permesso a una serie di esercizi commerciali di discriminare, rifiutandosi di servire clienti neri, ebrei o musulmani, coppie interrazziali o interconfessionali o immigrati. Ma Smith e i suoi sostenitori hanno affermato che una sentenza contraria avrebbe costretti gli artisti, dai pittori e fotografi agli scrittori e musicisti, a svolgere un lavoro contrario alle loro convinzioni.

Lorie Smith, la web designer al centro delle polemiche – Ricercaitaliana.it –

Il precedente in Colorado

Una vicenda simile era accaduta in Colorado nel 2019, quando un fornaio si rifiutò di creare una torta nuziale per un matrimonio omosessuale, adducendo ad obiezioni di tipo religooso. Anche in quel caso la sentenza della Corte Suprema, confermò la legittimità del rifiuto: la Corte si espresse con 7 voti a favore del fornaio, con soli due contrari.

Smith ha spiegato più volte che è disposta a lavorare con tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale, ma non intende derogare al rifiuto di creare  siti web che celebrano il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La designer  lo ha confermato nuovamente alla vigilia della sentenza della Corte Suprema. Intervistata dalla CNN ha ribadito: “Ci sono alcuni messaggi che non posso creare, indipendentemente da chi li richiede“.

La vicenda è salita agli onori della cronaca nei mesi scorsi. La Corte Suprema ha iniziato a giudicare il caso da febbraio, cercando di capire se la legge violasse il libero esercizio della religione, da parte di Smith. La Corte ha subito specificato che si sarebbe basata sulla legge. “Può un artista essere costretto a dire o a fare qualcosa contro la sua volontà?”, si sono chiesti. La risposta è arrivata al termine del processo.

Paolo Colantoni

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