Il presidente russo parla per la prima volta dopo l’ammutinamento della brigata Wagner. E le sue parole sull’esercito di Progozhin fanno discutere
Vladimir Putin torna a parlare. Il leader russo, che dopo aver commentato a caldo la mossa di Prigozhin, parlando di un’azione “volta a pugnalare alle spalle l’intero Paese” era rimasto clamorosamente in silenzio durante i concitati minuti che hanno portato il leader della Brigata Wagner a marciare verso Mosca. Mentre l’esercito di mercenari puntava il Cremlino (si sarebbe fermato solo a 200 km dalla capitale), il presidente rimaneva in silenzio.
Per qualcuno (tesi non confermata dai suoi portavoce) aveva addirittura abbandonato il Cremlino per rifugiarsi a San Pietroburgo. A 48 ore di distanza dal giorno più lungo per l’intera Russia, Putin torna a parlare. Lanciando parole chiare verso chi ha “creato inutilmente il disordine” e ribadendo concetti precisi. Putin ha attaccato (pur senza mai nominarlo) Prigozhin, ringraziato Lukashenko (il leader bielorusso che si è speso per trovare una soluzione pacifica) ed ha provato a rilanciare la sua posizione, fortemente in calo dopo gli ultimi eventi. Allo stesso tempo ha speso parole al miele per la brigata Wagner (che non ha subito sanzioni), ricordandone le imprese sul campo.
“Tutti i tentativi di creare disordine interno andranno a fallire”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin nel suo intervento in tv. “La rivolta sarebbe stata comunque soffocata, ma volevamo evitare inutili spargimenti di sangue.”, ha ribadito. “Fin dall’inizio degli eventi, su mie dirette istruzioni, sono state prese misure per evitare molto spargimento di sangue. Ci è voluto del tempo, anche per dare a coloro che hanno commesso un errore la possibilità di cambiare idea, per chiarire – ha spiegato – che le loro azioni sono state fortemente respinte dalla società e per chiarire a quali conseguenze tragiche e devastanti per la Russia, per il nostro stato, porta l’avventura in cui sono stati trascinati”.
Le parole sulla Brigata Wagner
La decisione di non colpire la brigata Wagner con sanzioni (nonostante molti si aspettavano una decisione diversa) ha portato divisioni e dubbi. Putin ha zittito le critiche ed ha elogiato il lavoro dei mercenari guidati da Pirogozhin. “I combattenti del gruppo Wagner possono continuare a prestare servizio presso il ministero della Difesa della Federazione Russa, possono tornare a casa, o andare in Bielorussia, la promessa fatta ai combattenti di Wagner sarà mantenuta. Sappiamo e sapevamo che la maggior parte dei combattenti e dei comandanti della Wagner sono patrioti e fedeli alla loro patria, l’hanno dimostrato sul campo di battaglia, liberando diversi territori”.
Putin ha poi ringraziato Lukashenko: “Sono grato al presidente della Bielorussia Alexander Grigoryevich Lukashenko per i suoi sforzi e il suo contributo alla risoluzione pacifica della situazione. Ma ripeto, è stato l’umore patriottico dei cittadini, il consolidamento dell’intera società russa a svolgere un ruolo decisivo in questi giorni. Questo sostegno ci ha permesso di superare insieme le prove più difficili per la nostra Patria. Grazie per questo. Grazie”. Chiusura dedicata al nemico storico: “I neonazisti ucraini volevano proprio questo, che soldati russi uccidessero altri russi, che la nostra società si spaccasse, soffocasse nel sangue. Invece tutti i nostri militari, i nostri servizi speciali, sono riusciti a conservare la loro fedeltà al loro Paese, hanno salvato la Russia dalla distruzione”.