A pochi giorni dalla decisione del Tribunale di Padova di impugnare 33 atti di nascita di bambini di coppie omogenitoriali, il Tribunale di Milano ha detto no alla trascrizione dell’atto di nascita di un bambino nato all’estero attraverso la maternità surrogata.
Ed ha ritenuto valide invece, le trascrizioni che riguardano tre coppie di donne che avevano fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita.
I casi impugnati erano quattro in totale. In un procedimento è stato chiesto l’annullamento dell’atto di nascita di un bimbo nato da due uomini con maternità surrogata, perché “avvenuta in violazione della normativa vigente, che vietando il ricorso alla maternità surrogata, vieta altresì dell’atto di nascita nella parte in cui riporta quale genitore anche quell’intenzione”. In questo caso, i giudici hanno accolto il ricorso della Procura di Milano.
Negli altri tre ricorsi della Procura, che riguardano le coppie di mamme che hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita, è stato chiesto l’annullamento della trascrizione, ma il Tribunale di Milano ha ritenuto inammissibili i ricorsi.
“In particolare ha ritenuto che l’annullamento della trascrizione del riconoscimento non possa essere realizzato attraverso il procedimento di rettificazione, ma che sia invece necessaria l’instaurazione di una vera e propria azione volta alla rimozione dello stato di figlio”.
Ieri la Corte europea dei diritti umani con sede a Strasburgo ha dichiarato inammissibili una serie di ricorsi contro l’Italia di coppie dello stesso sesso, che chiedevano di condannare il Paese perché non permette di trascrivere all’anagrafe gli atti di nascita, riconosciuti all’estero.
Secondo le coppie, l’Italia viola il loro diritto al rispetto della vita privata e familiare, e anche quello dei bambini, perché non consente la trascrizione degli atti di nascita quando indicano come genitore una persona che non è genericamente legata al bambino.
Per la Corte di Strasburgo basta che “il desiderio delle coppie di veder riconosciuto un legame tra bambini e i loro genitori non biologici non si sia scontrato con un’impossibilità generale e assoluta” a rendere legale questo rapporto “dal momento che avevano disposizione l’opzione dell’adozione”.
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