La crisi climatica si fa sentire anche sul territorio: in Italia si aggiunge ancora un altro allarme all’infinita lista di problematiche. Ecco di cosa si tratta.
Il problema del cambiamento climatico è ormai identificabile con il termine ‘crisi’, così specificano i sociologi. Il problema della crisi climatica è diventato tangibile ed evidente. Le stagioni non esistono più o meglio non sono poi così ben definite e il clima subisce oscillazioni di anche 10 gradi in un solo giorno. Questo porta a fenomeni climatici estremi, come per esempio le bombe d’acqua che hanno messo K.O gran parte dell’Emilia Romagna, o ancora la siccità eccessiva in Piemonte e via discorrendo.
Si tratta di una problematica da non poter più ignorare, ma in un certo senso è importante anche stabilizzare l’uomo in questo contesto così modificato oltre che scendere in piazza a protestare. A parlare del problema del cambiamento delle componenti ambientali del nostro territorio è stato anche Francesco Boscutti, il professore ricercatore di Botanica ambientale e applicata al Dipartimento di scienze agroalimentari ambientali e animali dell’Università di Udine. Meno pascoli, più prati ma anche la flora e la fauna delle Dolomiti sarà costretta a cambiare radicalmente.
Il problema della crisi climatica e il cambiamento della specie
Secondo il professore fino ai 1600 metri ci sarà molto più verde e i prati vedranno diversi arbusti, ma dai 2300 metri in su vedremo un’aridità spaventosa, mai vista prima. Il clima farà cambiare colore e composizione delle Alpi. Di conseguenza chi soffrirà sarà la fauna. Le specie saranno costrette ad emigrare in zone differenti per via del cambiamento climatico, ma quelle che non riusciranno a stabilizzarsi altrove, o adattarsi al cambiamento, sono ovviamente destinate a morire, all’estinzione, spiega Boscutti.
L’ambiente diventerà arido, tanto da rendere le Dolomiti pallide, modificando quelli che sono i connotati a cui siamo stati abituati fino ad ora e tutto ciò porterà a un vero e proprio invertimento dell’Artico. Ci sarà un’estremizzazione di contrasti che a lungo andare potrebbe dire un addio definitivo a prati e pascoli. Per non parlare delle specie come le stelle alpine o anche le genziane che saranno spinte ad andare più in alto ma lì non troveranno il terreno giusto e in questo modo tenderanno a non attecchire.
Andando verso il basso, invece, si troverebbero arbusti che cresceranno a dismisura e sostituiranno il resto togliendo spazio. Ci ritroveremo quindi di fronte a diversi fenomeni di possibile estinzione di specie vegetali e animali e in qualche qual modo dovremmo farcene l’abitudine in quanto invertire la marcia, ad oggi, è quasi un pensiero utopico. Insomma quello che ci è stato prospettato non è certamente uno spettacolo piacevole. Cosa ne pensate?