I magistrati attendono i risultati dell’autopsia sul corpo di Manuel Proietti, il bimbo di cinque anni che è morto in uno schianto fatale con il Suv Lamborghini guidato dagli youtuber del collettivo TheBorderline.
Nel frattempo sul luogo dell’incidente tantissime persone arrivano a portare fiori in ricordo del piccolo, che ha perso la vita mentre era in auto, una Smart ForFour, guidata dalla madre. A bordo con loro c’era anche la sorellina. L’autopsia è stata affidata al Policlinico di Tor Vergata. All’inizio della prossima settimana la salma sarà restituita alla famiglia per procedere con i funerali.
Per l’incidente è indagato il ventenne alla guida del Suv Lamborghini Matteo Di Pietro, con le accuse di omicidio stradale e lesioni. Dopo aver perquisito le case di tutti gli altri giovani che erano a bordo dell’auto, ora l’inchiesta si sta concentrando sui video delle telecamere di videosorveglianza della zona dov’è avvenuto l’incidente. Gli smartphone dei ragazzi sono stati sequestrati con l’obiettivo di verificare se ci siano filmati girati durante l’impatto.
Duemila follower del canale TheBorderline hanno disertato il canale, passando da 601mila iscritti a 599mila. “Qui li conoscono tutti quei ragazzi e proprio la sera prima della tragedia li avevo visti passare a bordo della Lamborghini e mi ero chiesta come fosse possibile che ragazzi così giovani potessero guidare una macchina che va così veloce”, dichiara una donna, madre di un bambino di dieci anni, ai microfoni di RaiNews.
La tragedia sta facendo molto discutere per il contesto in cui è avvenuta, cioè il mondo dei social. “Alcuni elementi che emergono sono sconcertanti”, spiega Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio Nazionale dei Giovani. “Il comportamento di questi giovani, che sembrano disposti a tutto pur di ottenere like sui social media, non è pero rappresentativo della stragrande maggioranza dei nostri ragazzi e ragazze. Non va sottovalutato questo fenomeno che è, purtroppo, certificato anche dallo studio del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità che ha rivelato che il 6,1% degli studenti tra 11 e 17 anni, circa 243mila ragazzi, ha partecipato almeno una volta a una sfida social pericolosa”.
Pisani aggiunge: “Non si tratta di un semplice incidente stradale, ma di un segnale di allarme che richiede un’azione immediata sulla sicurezza stradale e sulla responsabilità individuale. Un campanello di allarme che evidenzia la necessità urgente di un cambio radicale nella nostra cultura digitale e sociale, e di un confronto su come comportamenti rischiosi sui social stiano diventando normali, influenzati anche dalla loro eccessiva visibilità”.
L’indignazione dei cittadini non si è scaraventata solo contro il collettivo di youtuber, ma anche nei confronti dei loro familiari e amici. La fidanzata di Matteo Di Pietro ad esempio, ha chiuso i suoi profili social a causa delle minacce ricevute. Lo ha annunciato proprio lei sui suoi social prima di chiuderli, precisando anche di non avere nulla a che fare con la tragedia.
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