Spostare le risorse usate per le intercettazioni ai cittadini verso le indagini sulla criminalità organizzata.
Questa la proposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio, intervenendo a Taobuk Taormina. “Usiamo una parte delle risorse per le intercettazioni inutili sui cittadini normali e spostiamoli sulle indagini sulla grande criminalità organizzata. È un discorso che abbiamo fatto con il procuratore antimafia Melillo. Perché noi siamo tecnologicamente arretrati. Io intendo potenziare le intercettazioni sulla mafia, ma servono risorse”.
La questione riguarda la più ampia riforma della giustizia di cui si dibatte da giorni, cioè da quando all’indomani dei funerali di Silvio Berlusconi, il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl giustizia, che dà il via a una più ampia riforma.
“Siamo indietro di anni sulle tecnologie che usano le grandi organizzazioni criminali, perché non abbiamo i soldi per pagare gli strumenti che intercettano le organizzazioni criminali, che sono molto più aventi con la tecnologia. Lo stesso trojan che oggi viene considerato il meglio del meglio, o il peggio del peggio, è superatissimo. La criminalità organizzata usa dei sistemi che oggi non riusciamo a intercettare perché non abbiamo soldi per farlo”, ha spiegato il ministro Nordio.
Il ddl giustizia ha scatenato le polemiche delle opposizioni per l’abrogazione del reato di abuso di ufficio. “Era ed è ancora un reato così evanescente che complica soltanto le cose senza aiutare minimamente, anzi ostruendo le indagini perché intasano le Procure della Repubblica di fascicoli inutili disperdendo le energie verso reati che invece dovrebbero essere oggetto di maggiore attenzione”.
Per quanto riguarda la norma del ddl giustizia sulla custodia cautelare, Nordio spiega: “È giusto che una persona venga avvertita prima di essere arrestata, così si possa difendere e non dopo quando verrà scarcerato dal Tribunale della Libertà. A me sembra un principio di coerenza”. E ancora: “Nella nostra proposta, se il giudice, dopo l’interrogatorio emette l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, deve motivare perché dissente dalla linea di difesa dell’imputato. Se è una difesa non convincente, allora lo manda in prigione”.
Sulle polemiche di questi giorni dell’Anm, il Guardasigilli Nordio dichiara: “L’interlocutore istituzionale del governo e della politica non è il sindacato ma il Csm”.
Non si è fatta attendere la risposta di Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm: “I magistrati e l’Anm che ne ha da oltre un secolo la rappresentanza, hanno non solo il diritto ma anche il dovere di prendere parola, per arricchire il dibattito sui temi della giustizia. Perché il tal modo ampliano il confronto e contribuiscono, con il loro punto di vista argomentato e ragionato, a migliorare ove possibile la qualità delle riforme”.
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