Sono trascorse più di 72 ore dal naufragio nel Mar Egeo, che ha causato la morte di almeno 78 persone.
Le ricerche per individuare gli altri migranti dispersi continuano in acque internazionali. 104 persone sono state salvate, ma sull’imbarcazione c’erano almeno 750 persone. Sono in corso le indagini per ricostruire la vicenda e le autorità greche sono sotto attacco per la gestione dei soccorsi. Ieri sono finiti in manette 11 presunti scafisti.
Nelle ultime ore è stato diffuso un video girato da un membro della prima nave commerciale che si è avvicinata al peschereccio con a bordo i migranti, che metterebbe in discussione la versione della Guardia costiera greca. Le immagini, diffuse dal sito defenceline.gr, mostrano il mare calmo, probabilmente al tramonto. Le condizioni meteo quindi, avrebbero favorito il salvataggio. Il peschereccio sembra fermo e questo smentirebbe la versione della Guardia costiera ellenica, secondo cui i migranti avrebbero rifiutato i soccorsi.
Ai nostri microfoni, la deputata di Fratelli d’Italia Sara Kelany.
Onorevole, i morti potrebbero arrivare a circa 600. Quella del Mar Egeo è una delle peggiori tragedie che hanno visto coinvolti migranti. L’Italia, dopo Cutro, ha approvato una legge sull’immigrazione, ma il problema riguarda tutta l’Europa. Per quale ragione queste tragedie continuano a verificarsi?
“Queste tragedie continueranno sempre a succedere se non si eliminano le partenze. Noi lo abbiamo ripetuto in campagna elettorale e dall’insediamento ad oggi, le azioni del governo Meloni sono state orientate a realizzare il piano di cooperazione con i Paesi di provenienza e mettendo il tema sull’agenda europea in modo forte, come mai avvenuto prima. L’obiettivo è arrivare al blocco delle partenze di cui abbiamo una necessità assoluta. Qualunque sia l’assetto navale di soccorso in mare, queste tragedie non si eviteranno mai se non si eliminerà la possibilità per questi scafisti senza scrupoli, di mettere in mare donne, uomini e bambini su barchini di fortuna. Occorre necessariamente eliminare le partenze”;
I controlli in mare funzionano?
“L’area Sar italiana è di 500 milioni di chilometri quadrati. La nostra Guardia di finanza, la Guardia costiera, la Marina Militare, presenti anche in acque extraterritoriali, nonostante effettuino migliaia di salvataggi, non potrebbero comunque evitare tragedie di questo tipo. Queste tragedie vanno eliminate, non diminuite”;
Il coordinamento è necessario in tutta Europa. La Turchia ad esempio, riceve aiuti dall’Europa per controllare l’immigrazione, ma con quali risultati?
“Gli aiuti che riceve la Turchia non sono serviti per le rotte marittime, ma per quelle terrestri, nello specifico quelle Balcaniche. In quell’area l’impatto è fortemente diminuito, posto che una traversata terreste comporta meno rischi di una in mare. È del tutto evidente che serve un coordinamento europeo e l’attività del governo Meloni è orientata proprio in questo senso. Di recente, insieme con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, la premier si è recata in Tunisia. Inoltre, ha avuto incontri con gli omologhi dei Paesi di provenienza, passando dalla Libia, fino a Malta e l’Egitto. Da quando ci siamo insediati, quello dell’immigrazione è stato uno dei temi che l’Italia ha portato ai tavoli europei. Questo ha condotto a un primo passo: l’approvazione del nuovo patto per la migrazione e l’asilo. Finalmente l’Europa è consapevole del fatto che la difesa delle frontiere è un problema comune, posto che l’Ue ha sempre detto che era necessario che l’Italia proteggesse le proprie frontiere, che sono quelle europee”;
A cosa è dovuta la pressione migratoria dell’ultimo periodo?
“Questa pressione migratoria senza precedenti è determinata da una serie di concause. Il conflitto russo-ucraino ha privato Stati come l’Egitto di fonti di sostentamento (il grano ucraino ndr.) A ciò si aggiunge la fortissima instabilità libica, o la situazione tunisina. A proposito di questo Giorgia Meloni ha perorato presso il Fondo monetario internazionale, per lo sblocco dei fondi, ed evitare un default. Ci sono poi le grossissime catene di instabilità del Sahel”;
Come ridurla?
“Con accordi con i Paesi di provenienza, anche eventualmente per arrivare a una missione militare congiunta, per il pattugliamento delle frontiere e perseguire gli scafisti senza scrupoli. Avevamo già una missione militare di questo tipo, la missione Sophia, che è stata interrotta nella terza fase. Ragionare nuovamente su una soluzione di questo tipo è quello che il governo Meloni sta facendo quotidianamente”;
In quei Paesi però i contesti politici e sociali sono instabili. Sarebbero applicabili gli accordi?
“Noi dobbiamo fare in modo che in quei Paesi si crei maggiore stabilità. Ed è per questo che Meloni promuove bilaterali, la presenza europea e ha perorato per lo sblocco dei finanziamenti del Fondo monetario internazionale. La prima esigenza è la stabilità. È un’operazione titanica, ma prima o poi qualcuno dovrà cominciare a fare questo lavoro. In pochi mesi è cambiata completamente la mentalità dell’Europa nell’affrontare questa vicenda”.