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Curiosità

Naufragio Mar Egeo, Ceccardi (Lega): “Ad oggi, la politica migratoria europea non funziona bene”

Con il passare delle ore aumenta il numero dei morti del naufragio dei migranti di Pylos, al sud del Peloponneso. La polizia greca ha arrestato undici scafisti. 

Si tratterebbe di persone di origini egiziana, identificate dai migranti soccorsi, che avrebbero pagato tra i 4mila e i 6mila dollari per la traversata. Sono già stati portati in Procura. Oggi, la riunione del gruppo si contatto di ricerca e soccorso Sar dell’Ue.

Si rischia di arrivare “fino a 600 morti”, molti dei quali non saranno mai ritrovati. Questa ennesima tragedia, rischia di diventare come una delle peggiori che si sono consumate nel Mar Mediterraneo.

Il naufragio del Mar Egeo è stata una delle più grandi tragedie avvenute nel Mar Mediterraneo che vede vittime i migranti. Ne abbiamo parlato con Susanna Ceccardi, eurodeputata della Lega.

Naufragio Mar Egeo, Ceccardi (Lega): “Ad oggi, la politica migratoria europea non funziona bene” (Ansa Foto) – ricercaitaliana.it

Dopo il naufragio di Cutro, il governo ha approvato un dl per il contrasto all’immigrazione irregolare, ma il tema riguarda l’Europa intera. Perché queste tragedie continuano a succedere?
Penso che questo drammatico naufragio sia il segno del fatto che la politica migratoria europea non funzioni bene al momento. La tragedia avvenuta in questi giorni evidenzia inoltre il problema Turchia, Paese che da anni riceve miliardi da parte dell’Unione europea per il controllo dell’immigrazione: non solo i risultati non arrivano, ma anzi il governo turco sembra spesso voler utilizzare l’immigrazione come arma di ricatto verso l’Europa, una situazione inaccettabile. Il governo italiano ha avuto il merito, in questi primi mesi di lavoro, di porre con forza il tema della gestione dei flussi migratori sui tavoli europei. Il nuovo patto di asilo e migrazione, una volta approvato, dovrebbe rimpiazzare il regolamento di Dublino“;

L’immigrazione illegale spesso causa queste tragedie.
“Prevenire le partenze attraverso una gestione rigorosa delle frontiere esterne sia terrestri che marittime, come già fece Matteo Salvini al Ministero dell’Interno, resta una priorità. In Libia servono centri di identificazione gestiti da organizzazioni internazionali perché il Paese è una bomba a orologeria geopolitica, energetica e migratoria. Purtroppo, a distanza di molti anni nessun attore internazionale ha ancora un’idea chiara di come superare la situazione di instabilità e la comunità internazionale si accontenta, sulla pelle dei libici, di aver cristallizzato la guerra civile, spesso con drammatiche conseguenze. Resta inoltre fondamentale il rafforzamento di Frontex per le attività di controllo delle frontiere esterne dell’Ue, l’Agenzia europea che condivide informazioni e competenze con tutti gli Stati membri e con i paesi limitrofi terzi interessati dalle tendenze migratorie e dalla criminalità transfrontaliera. L’Italia non può continuare a sobbarcarsi da sola l’impegno di fermare l’immigrazione clandestina verso l’Europa”;

Cosa può fare l’Europa, per evitare l’immigrazione illegale?
“La priorità per noi è da sempre fermare le partenze, unitamente a una maggiore attenzione da parte delle istituzioni europee verso l’emergenza, dal momento che per molti in Ue l’immigrazione è un problema unicamente italiano. Il dato positivo è che il nostro Governo, con il ministro Piantedosi, è riuscito a ottenere in Consiglio un traguardo storico, con un documento che codifica il concetto “solidarietà” europea, che finora si era sentita solo a parole, mai vista nei fatti. Questo è un punto di partenza importante, la direzione è quella giusta“;

Cosa si intende per “rafforzare la dimensione esterna” dell’immigrazione, di cui si è spesso parlato nell’ultimo periodo?
“Quello che come Lega chiediamo da anni è di rafforzare la dimensione esterna attraverso accordi di cooperazione con gli Stati Terzi in materia di rimpatri e prevenzione della migrazione irregolare. Tali misure avrebbero dovuto in particolare condizionare l’erogazione di fondi allo sviluppo agli Stati terzi al rispetto di impegni precisi in materia di contenimento della migrazione irregolare. Vanno creati centri d’identificazione dei migranti nei paesi di transito – e in particolare in quelli della sponda Sud del Mediterraneo – ove identificare i cittadini di Paesi Terzi a cui riconoscere dispositivi di protezione internazionale e conseguentemente avviarli in modo sicuro verso l’Europa prevenendo cosi il rischio di intraprendere rischiosi viaggi in mare, che ne mettono a rischio le vite. Infine, ma non meno importante, bisogna agire molto duramente e in maniera repressiva, come fatto dal governo italiano, nei confronti delle organizzazioni criminali che gestiscono la tratta di esseri umani nel Mediterraneo, perché non c’è politica più responsabile che quella di rompere la tratta degli scafisti. Le nuove norme italiane prevedono fino a 30 anni di reclusione per reati relativi alla morte o lesioni gravi in conseguenza di traffico di clandestini. Il reato verrà perseguito dall’Italia anche se commesso fuori dai confini nazionali”;

È davvero possibile un vero dialogo con i Paesi di provenienza?
“È possibile e finalmente un governo italiano forte, democraticamente eletto, ha il peso politico per lavorare al meglio in sinergia con i Paesi africani. I nostri ministri stanno promuovendo in queste settimane una serie di iniziative che riguardano l’Africa con la consapevolezza di non poter pretendere di sapere quali siano le soluzioni migliori per quei Paesi senza interlocuzioni coi diretti interessati. La ritrovata centralità italiana nelle dinamiche del Mediterraneo è parte della soluzione. Le visite del nostro primo ministro nei Paesi del Corno d’Africa ed il lavoro del Ministero degli Affari Esteri segnalano una consapevolezza nuova verso le sfide globali e il ruolo che vi riveste l’Italia, verso cui corre l’obbligo storico di agire da protagonista e non a traino degli altri Paesi europei. A ottobre verrà presentato il cosiddetto Piano Mattei per l’Africa, un progetto che ha al centro l’interesse nazionale italiano, l’interesse europeo e la stabilità di un continente sul quale negli ultimi anni non è stato fatto abbastanza. La Tunisia è un esempio importante di come si possa lavorare per creare partenariati e per affrontare in maniera integrata la crisi migratoria e il tema dello sviluppo per entrambe le sponde del Mediterraneo. Le elezioni italiane hanno dato certamente una scossa all’Europa, ma io penso che le elezioni europee del prossimo giugno 2024 siano altresì un’occasione storica e un momento chiave per spostare gli equilibri politici e fornire al nostro Paese un interlocutore europeo orientato al pragmatismo e alla risoluzione delle sfide internazionali, escludendo i socialisti e la sinistra dal governo dell’Unione europea a Bruxelles”.

Giovanna Sorrentino

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