I carabinieri stanno perquisendo la casa di Matteo Di Pietro, il giovane indagato per omicidio stradale per la morte del bimbo di cinque anni, Manuel Proietti.
La Procura di Roma che coordina le indagini, ha affidato una consulenza tecnica su cinque telefoni, per capire se nel momento dello schianto gli YouTuber stessero girando dei video mentre erano a bordo del Suv Lamborghini.
L’obiettivo è ricostruire l’esatta dinamica che ha causato lo scontro dell’auto con i cinque giovani a bordo e la Smart ForFour sulla quale viaggiavano Manuel e la sorellina e la mamma.
Al momento è indagato solo Matteo Di Pietro, il ventenne che era alla guida, mentre la posizione degli altri quattro, una ragazza e tre ragazzi, resta al vaglio degli inquirenti. Il fascicolo è coordinato dal procuratore aggiunto Michele Prestipino.
Di Pietro fa parte del gruppo TheBorderline, conosciuto su YouTube perché fanno sfide e le postano online. La polizia giudiziaria in queste ore sta effettuando una sere di colloqui con i testimoni, tra cui anche appartenenti al collettivo.
Nei prossimi giorni verrà ascoltata anche la mamma del piccolo Manuel.
“Ti ameremo per sempre!”. Così, su Instagram, Marco Proietti, il padre del bambino morto nell’incidente di Casal Palocco, a Roma. “Volevo esprimere con quel che resta del cuore mio, di Elena e della piccola Aurora, un ringraziamento a voi che avete pregato, donato e anche solo pensato al nostro Manuel, strappato da “sto mondo infame”.
Molti cittadini di Casal Palocco stanno raccontando che i ragazzi viaggiavano ad alta velocità a bordo del Suv Lamborghini. Quello che è successo, spiega uno di loro, “poteva accadere a ognuno di noi. Se qualcuno vedesse le telecamere capirebbe di cosa parliamo”.
L’influencer Prelasv, su Instagram, ha espresso solidarietà al collega Youtuber dei Borderline, indagato per omicidio stradale. “Quello che è successo ai nostri amici è un tragico incidente. Ancora non si conoscono le dinamiche ma vi chiediamo se possibile di non scagliarvi contro di loro. Ma piuttosto di essergli vicini senza aggravare con brutte parole la situazione morale che sicuramente è già pesantissima”, scrive su Instagram, ed esprime anche “vicinanza ai familiari della vittima”.
Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche e Cyberbullismo, rivolge la sua attenzione ai giovani YouTuber coinvolti in un recente incidente, che oggi devono affrontare le loro responsabilità reali: “Avrebbero dovuto essere più consapevoli quando creavano contenuti digitali, ma l’immersione intensa nel mondo virtuale li ha allontanati dalla realtà, spingendoli a creare video con contenuti sempre più “borderline”. Questa volta, deviare dalla retta via non è stato solo un gioco. La vita spezzata di un bambino e della sua famiglia richiede una chiara definizione delle responsabilità, anche se ciò purtroppo non cambierà le conseguenze”.
Ed aggiunge: “Siamo tutti esposti, come in una vetrina. Senza accorgercene, ci siamo trasformati in oggetti che si auto-espongono sui social media, desiderando avidamente l’approvazione degli altri. La dittatura del “mi piace” ci sottomette volentieri, mentre bramiamo un aumento dei nostri follower. Cerchiamo di sentirci qualcuno, anche solo in quel mondo etereo che è la rete. Il tema centrale rimane sempre lo stesso: la consapevolezza dei nostri pensieri, delle nostre parole e delle nostre azioni, sia nel mondo reale che in quello digitale. Solo così potremo davvero costruire una comunità autentica, impegnata a promuovere il valore della vita”.
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