Intercettazioni, custodia cautelare, informazioni di garanzia ai reati contro la pubblica amministrazione.
Questi alcuni dei temi contenuti nel disegno di legge composto da otto articoli, che il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha portato in Consiglio dei ministri oggi, giovedì 15 giugno e che è stato approvato. Ne abbiamo parlato con Pietro Pittalis, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Commissione Giustizia alla Camera.
“Si tratta di un provvedimento che apprezziamo perché rispecchia integralmente le proposte di Forza Italia”, spiega. “È agganciato ai valori liberali e autenticamente garantisti e si muove nel solco della nostra Costituzione”.
Il ddl con le modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e all’ordinamento giudiziario è inserito nella più ampia riforma alla giustizia, obiettivo del governo Meloni. “È un primo passo verso una riforma dl sistema giustizia più ampia e necessaria ed è significativo che i primi temi siano quelli proposti da noi, per l’abrogazione dell’abuso di ufficio e le modifiche al reato di traffico di influenze illecite”, spiega Pittalis.
Nel caso dell’abuso di ufficio, “si accoglie la proposta di Forza Italia dell’abrogazione integrale del reato. Già nella scorsa legislatura la collega Cristina Rossello aveva presentato una proposta in questo senso. È stata ripresa in questa legislatura, da lei e da me, prevedendo l’ipotesi subordinata di un’eventuale modifica nella proposta del collega Roberto Pella”.
Per quanto riguarda il traffico di influenze illecite, “il provvedimento del ministro Nordio ricalca quello in discussione alla Commissione giustizia proposto da noi”. Pittalis è il primo firmatario del provvedimento, che “mira a tipizzare meglio e determinare la condotta. Quindi un’utilità, perché il fatto costituisca reato, di natura economica. Si tratta di evitare fattispecie evanescenti e indeterminate, che hanno poi determinato anche soluzioni molte volte creative della giurisprudenza”.
Cambiamenti anche per quanto riguarda la custodia cautelare. “L’altro importante provvedimento che ha ugualmente ricalcato una nostra proposta, e non è stata ancora incardinata in Commissione giustizia, è una nuova disciplina sulle misure cautelari. Si prevede un collegio per l’adozione della misura, previo interrogatorio dell’indagato. È una norma di grande civiltà, da molti auspicata, soprattutto tenuto conto che in passato, spesso le ordinanze di custodia erano copia-incolla della richiesta del pubblico ministero. Una prassi che riteniamo possa essere oggi, più che mai, superata”.
Per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche, Pittalis spiega: “Avrei voluto una disciplina a più ampio raggio. Tuttavia viene fatto un primo passo per evitare la pubblicazione del contenuto di intercettazioni, con riferimento a fatti che non hanno rilevanza penale o che interessino persone estranee alle indagini. Questo non è mettere un bavaglio al diritto di cronaca e alla libertà di stampa. Ma si tratta di tutelare l’interesse e la privacy di soggetti che spesso si ritrovano, loro malgrado, nelle intercettazioni riprese dai media. Anche questa è una norma di civiltà, nel contemperamento dei vari interessi in gioco, va tutelata la privacy di persone estranee alle inchieste”.
Nel Ddl c’è un’altra norma che prevede l’aumento della dotazione di 250 magistrati. Pittalis dichiara che è “un’ulteriore novità che colmerà vuoti di organico in certi uffici giudiziari, per rendere la giustizia più rapida ed efficiente”.
L’Anm ha espresso “preoccupazione” sul tema dell’abrogazione dell’abuso di ufficio. Il presidente Giuseppe Santalucia ritiene che crei “un vuoto di tutela inspiegabile”.
Pittalis risponde alla così alla polemica: “Santalucia non spiega perché su 5.400 iscritti nei registri degli indagati, meno del 5% viene poi condannato, cioè meno di 20 casi. C’è qualcosa di patologico”. L’abuso di ufficio, secondo il vicepresidente della Commissione giustizia alla Camera, “crea solo la cosiddetta “paura della firma” e blocca interventi importanti come l’esecuzione di opere pubbliche, strozza carriere politiche, crea problemi nei pubblici funzionari perché basta che un pm iscriva nel registro degli indagati a far bloccare opere e procedure. E cosa ancora più incredibile, sulla stampa viene celebrato un processo mediatico, che rappresenta di per sé una condanna e una pena”.
La Federazione nazionale stampa italiana e l’Ordine dei giornalisti hanno espresso invece, perplessità sul tema delle intercettazioni. “Il rischio è di far calare il silenzio su quasi tutto, con l’eccezione delle intercettazioni “riprodotte dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento”, ritiene l’Odg.
Pittalis risponde che si tratta di “un falso problema. Nessuno sta impedendo l’esercizio del diritto di cronaca. Lo si sta finalmente disciplinando in un Paese civile, dove si consente – com’è giusto – di pubblicare passi di intercettazioni contenute nei provvedimenti giudiziari che costituiscano elementi di prova. Ma non è ammissibile che persone estranee ai fatti di indagine o circostanze non rilevanti penalmente, finiscano sui media solo per assecondare curiosità e violando il diritto alla privacy, nonché problemi nella vita privata dei cittadini non indagati che hanno diritto a non vedere il loro nome dato in pasto all’opinione pubblica. È corretto e giusto pubblicare quello che è rilevante per le indagini perché fa parte delle argomentazioni motivazionali di un provvedimento. Il processo deve tornare nelle aule giudiziarie, non è possibile che siano i giornali a fare i processi. Devono fare informazione, cioè riferire il contenuto degli atti, non altro”.
Il Consiglio dei ministri di oggi, in cui si affronterà il tema della giustizia, arriva il giorno dopo i funerali di Silvio Berlusconi. “Il ministro Carlo Nordio ha annunciato di portare questo Ddl in Cdm da mesi. Aveva anche dichiarato che sarebbe arrivato nella prima decade di giugno. Che sia presentato dopo la morte di Silvio Berlusconi è una casualità. Le due cose non sono legate e dire il contrario è una strumentalizzazione. Chi lo dice non ha altri argomenti seri”, dichiara Pittalis.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio sul Ddl ha dichiarato: “Peccato che non lo veda Berlusconi”. “Questo è un altro elemento. Oggi possiamo dire che questo avvio di riforma in senso liberale e garantista avrebbe sicuramente fatto piacere al nostro presidente Berlusconi, che si è speso per tutta la vita per una giustizia giusta. Nel dna di Forza Italia ci sono questi elementi e andremo anche oltre, verso una riforma completa. Penso alla separazione delle carriere o alla revisione della legge Severino. Solo allora potremo avere una riforma della giustizia, nel senso auspicato anche dal nostro leader Silvio Berlusconi”.
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