Marco Strano, criminologo, in esclusiva a Ricercaitaliana.it: “Non credo all’ipotesi del sequestro a scopo di lucro. Le altre ipotesi sono davvero drammatiche”
Tra depistaggi, piste più o meno reali, avvistamenti, ipotesi e reazioni sconsiderate, il destino della piccola Kata, la bambina di cinque anni scomparsa a Firenze sabato scorso, sembra sempre più in bilico. Dal giorno della sua sparizione ad oggi, non ci sono state informazioni concrete o piste da seguire. La Procura ha abbandonato le ricerche per smarrimento, concentrandosi sull’ipotesi di un sequestro di persona. “Sono tante le stranezze e le incongruenze in questa vicenda”, dichiara in esclusiva ai nostri microfoni Marco Strano, poliziotto in pensione e attualmente consulente del CSU Fullerton Police Department.
Strano, cos’è che non la convince?
“Prima di andare alle incongruenze, mi permetta di fare un piccolo preambolo. Partiamo dal contesto in cui si è verificata la sparizione. Kata appartiene ad una famiglia che potremmo definire multi problematica. Il papà è in galera, il contesto nel quale vive con il resto della famiglia è fortemente degradato. Ha accanto a se personaggi di varia natura ed è esposta a rischi che bambini della sua stessa età non vivono. Non ha un controllo diretto di genitori o baby sitter. E’ cresciuta e vive in una situazione complicata e con molti rischi”.
Quali?
“Prostituzione minorile, fino all’esposizione a modelli devianti, tratta degli organi, anche assunzioni di droghe. Purtroppo a volte capita che bambini che vivono in quegli ambienti vengano a contatto molto presto con le droghe. Certe volte vengono addirittura usati come test. Purtroppo Kata non viveva in un ambiente normale”.
Perchè lo scenario nel quale viveva è così importante?
“Perchè in quello scenario le possibilità di allontanamento, sottrazione, di morte o che certi bambini possano sparire, purtroppo sono molto più probabili. Le sparizioni sono all’ordine del giorno e spesso sono legate a diversi fattori. Ambienti degradati di quel genere sono luoghi in cui i bambini sono esposti a grandi rischi”.
Prima parlava di incongruenze. A cosa si riferiva?
“Ai comportamenti della madre della bambina. So che due giorni fa ha tentato il suicidio ingerendo della candeggina”.
Si tratta di un comportamento inusuale?
“Direi per lo meno anomalo. La madre, quando c’è la sparizione di un figlio si attiva per le ricerche, nella speranza di poterlo recuperare. Si muove in prima persona, con un comportamento etologico comune anche agli animali. Tentare il suicidio, in una situazione del genere, è anomalo. Parliamo di una madre giovane, nel pieno delle forze che potrebbe dare il suo contributo nelle ricerche. Soprattutto perchè sua figlia è scomparsa da pochi giorni e le probabilità di ritrovarla sono alte. Se fosse scomparsa mesi fa, poteva subentrare lo sconforto ed un comportamento autodistruttivo sarebbe stato più comprensibile. Ma adesso no”.
Perchè lo ha fatto secondo lei?
“E’ una comportamento che non mi torna. Si potrebbe pensare che sia a conoscenza che non esistano possibilità di ritorno a casa di Kata o addirittura la possibilità che venga scoperta una sua responsabilità nella sparizione della figlia”.
Molti temono che questa storia duri a lungo e che di Kata si perdano le tracce, come in tante vicende legate a bambini.
“Difficile fare previsioni, ma una cosa posso dirla: mi sentirei di escludere l’ipotesi che possa essere un rapimento con finalità estorsiva”.
Per quale ragione?
“Partiamo con il dire che escludere un rapimento che nasconda un tentativo di estorsione non è una buona notizia. In quel caso infatti le possibilità di ritrovare la bambina, pagando un riscatto, sarebbero alte”.
Perchè pensa che non sia questo il caso?
“Perchè i rapitori danno un valore alla bambina. Chiedono soldi come fosse una contropartita economica. In questo caso la famiglia di Kata è nullatenente. Come potrebbe pagare il valore assegnato alla piccola? Purtroppo credo che esistano altre ipotesi, visto anche il contatto della famiglia con il mondo della criminalità. Se qualcuno l’ha presa lo ha fatto per motivi diversi dalla richiesta di un riscatto. E si tratterebbe di tutte ipotesi terribili: traffico di organi, vendetta nei confronti della famiglia, prostituzione. Tutte situazioni per le quali la possibilità che un ostaggio torni a casa sono estremamente remote. Purtroppo credo che ci possano essere forti possibilità che la bimba non torni più a casa”.
Possono esistere anche altre possibilità?
“Dopo l’esperienza di Ciccio e Tore in Puglia abbiamo tutti capito che i bambini sono imprevedibili e che molto spesso si mettono in situazioni particolari. In questo caso, ripeto, parliamo di una bambina che non ha un controllo ferrato nè da parte dei genitori, nè da parte di una baby sitter. Entra ed esce dalla sua abitazione, ha una certa libertà di movimento, gira da sola in città andando incontro a situazioni pericolose: cantieri aperti, tombini, scantinati. Questa bambina potrebbe anche essersi infilata in qualche luogo così, purtroppo. So che i Carabinieri hanno fatto ricerche di questo tipo. Sono andati a svuotare dei contenitori, pensando che un bambino di quell’età poteva anche essersi infilato li”.
In conclusione?
“La situazione è molto complessa. Il luogo in cui tutto si è verificato e le modalità non lasciano certamente sperare per il meglio. E in tutto questo, come sottolineavo in precedenza, il comportamento della madre mi sembra del tutto innaturale”
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