Sacchi ricorda Berlusconi: “Lui e il suo Milan saranno immortali”

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By Paolo Colantoni

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L’ex tecnico rossonero ricorda il rapporto con “l’uomo che ha visto in me cose che neanche io vedevo. Non dimenticherò mai quel primo incontro a Milanello e le sue parole”

“Ringrazierò per sempre Silvio Berlusconi. A distanza di anni non ho ancora capito cosa abbia intravisto in me”. A parlare, in esclusiva ai nostri microfoni è Arrigo Sacchi, una delle tante scommesse che Silvio Berlusconi ha fatto e vinta nella sua lunga vita da manager televisivo, sportivo e politico. Nell’estate del 1987 Berlusconi costruì intorno alla sua figura il Milan dei record, che portò alla vittoria di uno scudetto, due Coppe dei Campioni, due Supercoppe Europee e due Coppe Intercontinentali.

Arrigo Sacchi ricorda Silvio Berlusconi – ricercaitaliana.it – Ansa Foto

Berlusconi si innamorò di Sacchi guardandolo allenare il Parma in serie B: galeotta fu una sfida estiva. Da allora è scoccata la scintilla. “Non dimenticherò mai il nostro primo incontro a Milanello. Berlusconi mi guardò e mi disse: ‘Voglio costruire la squadra più forte del mondo e lei è la persona giusta per allenarla. Ascoltando quelle parole io ci credetti”. Sacchi fino a quel momento aveva allenato Rimini e Parma in C1 e i ducali in serie B. “Solo un pazzo o un genio poteva pensare quelle cose e credere che un allenatore che fino a quel momento aveva fatto pochissimo, potesse guidare quel Milan. Ma alla fine tutti sanno come è andata e quello che quella squadra ha ottenuto”.  Quattro stagioni intense, ricche di soddisfazioni e vittorie. “Berlusconera un generoso. È stato un grande uomo, qualsiasi cosa si mettesse a fare, dal cinema, alla politica, all’industria, allo sport la faceva bene e con successo perché aveva la conoscenza e il coraggio, quello di rischiare, ma quando lo faceva sapeva bene che avrebbe vinto. E io ne sono una delle tante dimostrazioni.”.

“Ha visto tutto in anticipo”

Con Sacchi i rossoneri e il calcio italiano furono protagonisti di un cambio epocale. Le nostre squadre abbandonarono il classico gioco all’italiana (fatto di un’attenta difesa e di un rapido contropiede) per diventare formazioni propositive e dalla mentalità offensiva. Berlusconi trasformò, non solo la televisione italiana, ma anche una mentalità calcistica. “Fu lui che vide tutto in anticipo – continua Arrigo Sacchi in esclusiva a Ricercaitaliana.it –  per questo non potrò che ringraziarlo a vita. La cosa bella, quella che ancora oggi resiste è che il Milan non ha regalato solo risultati e trofei ma ha dato emozioni anche a persone che non erano del Milan. E Berlusconi è stato importante perché è stato il primo a crederci. All’inizio, dopo i primi risultati non brillanti, gli dissero di cacciarmi, ma lui venne da me e mi tranquillizzò dicendomi: vada avanti, lei è il migliore di tutti, io credo in lei. Poi è successo quello che è successo. Quel Milan è immortale, come Silvio Berlusconi”.

“Voleva diventare la squadra più forte del mondo”

Arrigo Sacchi alla guida del Milan – Ricercaitaliana.it – Ansa Foto

Sacchi è rimasto molto colpito dalla morte dell’ex presidente rossonero. “Mi hanno chiamato in tanti e a tutti ho detto le stesse cose. Ricordare una persona alla quale ho voluto tanto bene non è stato facile”. A colpire Sacchi (come la stragrande maggioranza delle persone che hanno lavorato con Berlusconi e che in queste ore sono state interpellate) è stata l’assoluta capacità che il Cavaliere aveva, nel mettere a loro agio le persone che lavoravano per o con lui. “E’ stato per merito suo che abbiamo tutti acquisito una mentalità vincente. Prima non ce l’avevamo. Era quello che Silvio Berlusconi vide in me e in molti suoi collaboratori fin dal primo giorno”. Quando parlando ad Arrigo Sacchi chiese di ottenere il massimo. “Voleva semplicemente diventare la squadra più forte del mondo in un certo modo, bello e affascinante, e ci è riuscito. Quando me ne parlò, ci credevo quanto lui. All’inizio non fu facile convincere i giocatori, ma dopo poco ho capito che insieme saremmo riusciti a fargli capire che potevano arrivare in alto. E così è stato”. 

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