Unicef, sempre più minorenni lavorano in Italia. Mattarella: “Schiavi invisibili”

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By Angelo Bianco

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Quello del lavoro minorile è un fenomeno che nell’immaginario collettivo si associa ai Paesi in via di sviluppo. 

In realtà, l’associazione Save The Children nel rapporto Non è un gioco, rileva che in Italia ci sono oltre 336mila bambini e adolescenti tra i 7 e i 15 anni che hanno avuto esperienze lavorative.

Questo, oltre a essere un rischio per la salute e per il benessere psicofisico, è ancor più grave perché i minori non hanno alcuna tutela giuridica e lavorano in un’età in cui invece dovrebbero andare a scuola, alimentando il circolo vizioso di povertà ed esclusione anche in età adulta.

Lo studio di Unicef

Unicef, sempre più minorenni lavorano in Italia. Mattarella: "Schiavi invisibili"
Unicef, sempre più minorenni lavorano in Italia. Mattarella: “Schiavi invisibili” (Pexels.com) ricercaitaliana.it

Unicef, in occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile, istituita nel 2002, ha presentato un primo rapporto sul tema. Nel 2022, secondo lo studio, sono stati quasi 69.601 i lavoratori minorenni tra i 15 e i 17 anni, in aumento rispetto ai 51.845 del 2021 e 35.505 del 2020.

Tra il 2017 e il 2021, il dossier Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro, rileva che le denunce di infortunio di minorenni sotto i 19 anni presentate all’Inail a livello nazionale sono 352.140, di cui 223.262 per i minorenni fino a 14 anni (erano 31.857 nel 2021 e 18.534 nel 2020) e 128.878 nella fascia di età 15-19 anni (erano 18.923 nel 2021 e 11.707 nel 2020).

Le Regioni con più minori che lavorano

Le Regioni italiane con il maggior numero di giovani fino a 19 anni occupati ci sono rispettivamente: Lombardia (240.252), Veneto (155.987), Emilia Romagna (134.694), Lazio (119.256) e Puglia (108.867).

Dei 310.287 minorenni fino a 19 anni coinvolti nel lavoro nel 2021, 193.138 sono maschi e 117.149 sono femmine – in aumento rispetto ai 154.194 maschi e le 89.674 femmine nel 2020.

Gli infortuni sul lavoro

Le regioni con il numero maggiore di denunce di infortunio sul lavoro sono: Lombardia (76.942), Emilia Romagna (40.000), Veneto (39.810) e Piemonte (31.997) che da sole ricoprono più del 50% delle denunce di infortunio nazionali.

Perché al Sud ci sono meno denunce di infortuni sul lavoro

Al Nord le denunce di lavoro sono maggiori rispetto al Sud. Questo fa riflettere sul fatto che un minor numero di denunce non equivale a maggiore sicurezza sul lavoro. E secondo Unicef sarebbe opportuno indagare sui motivi per cui i giovani non denunciano al Sud. Tra le ipotesi, c’è il lavoro nero o maggiori opportunità di lavoro.

In cinque anni, tra il 2017 e il 2021, sono stati 74 i ragazzi morti in incidenti sul lavoro. La maggior parte di loro, 67, aveva un’età compresa tra 15 e 19 anni, gli altri 7 meno di 14. Il Veneto è la prima regione per infortuni mortali.

I dati sul lavoro minorile in realtà sono in crescita in tutto il mondo. Nel rapporto Unicef-Ilo sono 160 milioni i bambini e gli adolescenti trai 5 e i 17 anni costretti a lavorare. E c’è un incremento di 8,4 milioni di bambini negli ultimi 4 anni.

Mattarella: “Il futuro dell’umanità è legato alla capacità di proteggere i bambini”

Il futuro dell’umanità è legato alla capacità di proteggere i bambini. La protezione sociale di cui dovrebbero godere, cioè il diritto alla salute e all’istruzione, indipendentemente dal luogo in cui si è nati, è ben lungi dall’essere una realtà.  In tutto il mondo, a milioni di bambini viene negato l’avvenire. Inseriti nei processi produttivi dell’economia globalizzata, prime vittime delle guerre e dei disastri naturali, viene loro sottratta l’infanzia e vengono costretti a lavorare in tenera età”. Così, in una nota, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Schiavi invisibili, come denuncia l’Organizzazione Internazionale del lavoro, di una spirale inammissibile di violenza e abusi. Anche in Italia i numeri sul lavoro minorile fanno riflettere: sono espressione del disagio sociale presente in troppe aree del Paese e trovano connessione anche con manifestazioni della criminalità organizzata. È necessaria una presa di coscienza della pericolosità dell’ingresso in età precoce nel mondo del lavoro di bambini e ragazzi che, senza alcuna tutela, vedono compromettere irrimediabilmente il proprio futuro e del danno che questo reca all’intera società”. 

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