Silvio Berlusconi è morto all’età di 86 anni all’ospedale San Raffale, dov’era ricoverato da venerdì per alcuni accertamenti.
Si chiude un’era politica cominciata nel 1994. Quale sarà ora, il futuro del centrodestra e di Forza Italia? Ne abbiamo parlato Luca Verzichelli, presidente della Società italiana di Scienza Politica (Sisp) e professore ordinario dell’Università di Siena.
Berlusconi ha cambiato la tv e la politica, ha fondato il centrodestra, è stato un personaggio controverso per le vicende giudiziarie che l’hanno visto coinvolto. Oggi va via un pezzo della storia italiana.
“Sono le quattro cose fondamentali che riguardano Silvio Berlusconi. In primo luogo, c’è il cambiamento del linguaggio televisivo e del rapporto tra tv e politica. Un cambiamento che forse non ha voluto, ma che in qualche modo ha subito. Lui entra in contatto con la politica quando si rende conto che può sfidare la Rai sul tema dei notiziati in diretta. Faceva benissimo il suo lavoro di imprenditore, anche nel campo dell’entertainment. Questo primo tempo di Berlusconi è caratterizzato da una grande intuizione da grande imprenditore”;
Nel ’94 entra in politica…
“La seconda intuizione, quella del ’94, è certamente quella di un politico che comunica in modo diverso. Ad esempio, ribadire certe idee che erano destinate a scomparire, come il miracolo italiano, o l’anticomunismo. La sua è una incredibile vicenda di grande innovatività e per certi versi conservativismo, che incarna in maniera perfetta la politica italiana”;
Che uomo politico è stato, in rapporto anche alle vicende giudiziarie?
“Quello è il Berlusconi di governo e del Bunga bunga, degli scandali personali. Tutte queste vicende, secondo me, sono meno rilevanti perché in realtà Berlusconi, come statista, non ha avuto lo stesso spessore di altri, non poteva. A dispetto delle grandi vittorie elettorali, non aveva lo spazio di manovra politica di altri. Nella Prima Repubblica ci sono stati grandi capi di governo che hanno trasformato la Repubblica. Penso a De Gasperi, Craxi, De Mita, Fanfani o Moro. Tenderei a considerare Berlusconi capo di governo meno innovatore rispetto alla sua figura di imprenditore”;
Gli scandali che lo hanno visto coinvolto hanno compromesso l’immagine internazionale di Silvio Berlusconi, ma si è rialzato.
“Per quanto riguarda gli scandali, non possiamo rimuoverli perché fanno parte della storia del suo personaggio. Alla fine sono serviti per far parlare di lui. Non so fino a che punto lui abbia subito. Credo che Berlusconi abbia vissuto felicemente fino alla sua malattia. Sugli scandali tendeva a rigenerare la figura di eterno giovane ed eterno leader al di sopra di ogni giudizio morale, inclusi quelli legati alla conduzione delle sue aziende e ai conflitti di interesse. Questi ultimi, in particolare, sono quelli che hanno portato all’unica vicenda giudiziaria finita negativamente per lui, dal 2011 al 2013 e che hanno abbassato un po’ le aspettative politiche. In realtà Berlusconi, dal punto di vista elettorale, tocca l’apice nel 2008, ma subito dopo comincia a scendere. Nel 2013 Alfano, il suo unico e vero delfino, lo lascia. E quella condanna è arrivata dopo l’inizio del declino politico”;
Negli ultimi tempi era cambiato. Alle elezioni politiche del 2022 non era sembrato “felice” di dover cedere lo scettro a Giorgia Meloni.
“Non ho mai creduto alla resa completa di Berlusconi. Guardando la sua traiettoria politica, non credo che vivesse bene avere un leader di centrodestra più alto di lui. Questo era successo già nel 2018 con Matteo Salvini. Con Giorgia Meloni forse è stato più facile perché la superiorità elettorale di Silvio Berlusconi era ormai già superata. Il suo ruolo quindi, era solo fungere da collante del centrodestra, cosa che ha sempre fatto con una certa capacità”;
Avevano fatto discutere anche le sue uscite su Putin, quando aveva ribadito la sua amicizia con il Capo del Cremlino. Aveva dichiarato anche di essere rimasto deluso dalla decisione di invadere l’Ucraina. Ma in alcuni contesti le sue dichiarazioni hanno rischiato di mettere alla prova la credibilità internazionale dell’Italia in merito alla posizione sulla guerra.
“Le uscite su Putin erano certamente molto disordinate e anche in qualche aspetto “patetiche”, perché poi doveva sempre arrampicarsi su virgole e non detti. Ma erano comunque tentativi di una strategia per rimanere attento a quella parte dell’opinione pubblica italiana che certo non possiamo definire “putinisti”, che certamente strizzava l’occhio a una visione populista e cospirazionista ma era anche sostanzialmente poco attenta all’unità europea e atlantica. Cioè quel tipo di pubblico di destra con cui Meloni “flirta” più naturalmente rispetto a Berlusconi. Insomma, erano tentativi di scavalcare la Meloni a destra. Tentativi non riusciti troppo bene, perché ormai dal 2018 e a maggior ragione nel 2022, era indebolito se non neutralizzato dagli altri leader del centrodestra, pur mantenendo una certa capacità di rappresentare l’unità di questa parte politica. Come parte centrista e moderata, garantiva il ponte con il Partito popolare europeo”;
Qual è ora, il futuro di Forza Italia? Antonio Tajani prenderà il posto di Silvio Berlusconi?
“Questa è la vera domanda. Gli elettori ci sono ancora: sono i moderati del centrodestra, un potenziale che si aggira attorno al 10%. Ma la piega che ha preso la vicenda della leadership di Forza Italia mi sembra sostanzialmente quella di una rinuncia a un’alternativa a Berlusconi”;
Cosa intende dire?
“Ho in mente il ruolo rappresentativo di Tajani all’ultima convention di Forza Italia. Il ministro degli Esteri e vicepremier ha ribadito che l’unico leader era Silvio Berlusconi. Tajani ha un curriculum politico molto importante ma è stato scelto per la sua caratteristica di eterno secondo, portavoce politico di Silvio Berlusconi. Questo è accaduto per un motivo preciso: i tentativi fatti in passato non sono andati bene. I primi grandi capigruppo di Forza Italia, esponenti assolutamente liberali, sono stati fatti fuori nel processo di istituzionalizzazione di un partito moderato-conservatore, con all’interno molti democristiani, o Della Valle. Lo stesso vale per la componente radicale, anche questa di taglio liberale, fino ad Alfano, democristiano con una visione assolutamente centrista. Tutte queste esperienze fallimentari hanno portato alla scelta di mandare avanti Tajani. Ora immagino che lui dovrà organizzare la transizione. Ma dato che non vedo una leadership politica alternativa a lui, si andrà verso un soggetto politico completamente diverso”;
Chi sarà?
“Secondo me, Matteo Renzi. A questo punto, è chiaro, non si tratterà più di Forza Italia. Immagino la nascita di un vero Terzo Polo, centrista, non come quello di Renzi e Calenda, con l’effige di Berlusconi come emblema della tradizione liberale e conservatrice, ma con caratteristiche diverse. Ad esempio con dei toni atlantisti ed europeisti molto più netti rispetto all’ambiguità del fondatore di Forza Italia”;
Quale futuro invece, immagina per il centrodestra?
“Forza Italia è la componente più europeista e moderata, anche se proprio in Europa il putinismo berlusconiano aveva creato problemi maggiori. La Meloni al cospetto, quando parla di Ucraina, sembra Angela Merkel. La questione ha anche componenti un po’ più politiche. Fratelli d’Italia ha espresso una fase politica senza alcuna esperienza di governo. La Lega stessa ha fatto fatica a trovare esponenti. Al governo ci sono ministri molto validi, ma si discute molto sulle competenze. E Forza Italia è un po’ “l’usato sicuro” della classe politica. Con l’unica eccezione di Antonio Tajani, i ministri e i sottosegretari di FI, hanno deleghe facilmente arginabili, bilanciano e danno l’aria di pluralismo, anche se non ci sono personaggi molto visibili. Questo è un problema perché la percezione potrebbe essere quella di uno spostamento reale a destra, in un momento in cui Forza Italia fatica ad esprimere una linea fortemente condivisa. Potremo anche aspettarci l’implosione o l’abbandono individuale di alcune personalità”;
A cosa si riferisce?
“Mi pare di vedere due linee nel partito. Un po’ lo stesso contesto che portò alla scissione di Gelmini e Carfagna. Cioè, una linea “terzopolista” che in qualche misura veniva espressa da alcuni esponenti, compresa Anna Maria Bernini. Poi c’è una linea attendista che fa capo a Tajani, che sostanzialmente ribadisce la posizione distinta e moderata ma perfettamente allineata nel centrodestra. Ci possiamo aspettare qualche spostamento a livello individuale”.
Quando si parla di momenti di puro e assoluto relax, si pensa ad esempio a…
Il diabete gestazionale può avere ripercussioni veramente molto pesanti: riconoscerlo in tempo è fondamentale. Molte…
Fedez ha mostrato il suo nuovo acquisto: il rapper ha comprato delle prestigiose carte Pokemon…
Scopri i consigli degli hairstylist per dire addio a capelli crespi e spenti: così farai…
Anna Falchi dimostra di essere una bellissima donna anche a 52 anni nell'ultimo selfie che…
Stefano De Martino è ufficialmente diventato il padrino di suo nipote, ma all'evento mancava un…