Stefano Andreotti, figlio di Giulio, in esclusiva ai microfoni di Ricercaitaliana.it: “Papà lo apprezzava ancora prima che scendesse in politica, ma c’era una cosa che non sopportava”
Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi, due dei politici più famosi, discussi e celebrati della storia parlamentare italiana. Il primo è stato il rappresentante più autorevole della cosiddetta Prima Repubblica: ha ricoperto il ruolo di Presidente del Consiglio in sette occasioni ed è stato per trentaquattro volte Ministro della Repubblica italiana. Berlusconi è invece il simbolo della Seconda Repubblica, o come spesso amava dire “del nuovo miracolo italiano”. E’ stato per quattro volte Premier ed ha cambiato il mondo politico. “Mio padre e Silvio Berlusconi sono stati sicuramente due dei personaggi più conosciuti del mondo politico italiano”, dichiara in esclusiva ai nostri microfoni Stefano Andreotti, figlio di Giulio.
Stefano Andreotti, che ricordo ha di Silvio Berlusconi?
“Io personalmente l’ho vissuto poco, non come mio padre che invece aveva un rapporto molto stretto con lui. E’ stata una delle persone più note del panorama dell’imprenditoria e della politica italiana. Mio padre lo conosceva benissimo. Ha avuto contatti con lui sin dall’inizio, quando nessuno poteva immaginare che avrebbe poi ricoperto ruoli politici”.
Cosa pensava suo padre, Giulio Andreotti, di Silvio Berlusconi?
“Lo stimava come un grandissimo uomo che dal nulla aveva creato delle grandi aziende, ed è stato in grado di realizzare qualcosa di straordinario. C’era però una cosa che gli rimproverava sempre”.
Quale?
“Anche se ormai da tanti anni era in politica, ogni volta che ne parlava sembrava quasi sempre prenderne le distanze. Spesso diceva, riferendosi a mio padre e agli altri esponenti, ‘Voi politici’, quasi a non voler accettare l’idea che anche lui era dentro quel mondo. E mio padre glielo rinfacciava sempre”.
Giulio Andreotti e Silvio Berlusconi sono stati due rappresentanti politici di primo piano. Tra di loro c’è stato quasi un passaggio di consegne.
“Assolutamente si. Berlusconi ha iniziato la sua avventura politica nel 1994, quando mio padre non era più Presidente del Consiglio già da un paio di anni. Così come Giulio Andreotti è ricordato da tutti come il rappresentante più autorevole della Prima Repubblica, Silvio Berlusconi ha fatto nascere a tutti gli effetti la Seconda Repubblica. Anche se su questa cosa mio padre non ha mai digerito una cosa”.
Che cosa?
“Lui non ha mai apprezzato il termine Seconda Repubblica, ma probabilmente perchè era troppo legato alla Prima. Ma al di là di come vogliamo nominare il periodo nel quale Berlusconi ha lavorato, possiamo dire che ha svolto un’azione continuativa e importante. E’ stato un uomo che per quasi trent’anni è stato il simbolo politico italiano, dal 1994 fino alla sua morte”.
Che lei sappia, c’è stato mai un consiglio che suo padre ha dato a Silvio Berlusconi?
“Non so quanti e quali consigli possa aver dato mio padre a Berlusconi. La persona che più è stata vicino a Berlusconi e che ha rappresentato il suo principale consigliere, è stato Gianni Letta. Con lui, quando era al Governo e quando era all’opposizione, c’era un confronto continuo. E papà parlava spessissimo con Letta. Avevano un rapporto diretto. Quindi credo che molti consigli, tramite lui, gli sono arrivati”.
Quando morì suo padre, Berlusconi si fece sentire?
“Assolutamente. Ha sempre manifestato grande stia e amicizia e quando dieci anni fa mancò mio padre fece sentire tutto il suo calore e il suo affetto alla mia famiglia. Non lo abbiamo mai dimenticato”.
Ancora oggi molti cercano l’erede di suo padre. Esisterà mai un erede di Silvio Berlusconi?
“Mi sembra molto difficile trovare nel mondo della politica di oggi un personaggio con il suo carisma e le sue caratteristiche. Anche all’interno del suo stesso partito credo sia complicato immaginare un suo erede. Non sarà sicuramente semplice”.
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