Ecco tutto ciò che le imprese italiane devono fare per poter essere finalmente pronte alla grande innovazione digitale. Parola all’esperto
Le aziende italiane sono pronte alla transizione digitale? Secondo un recente studio, sono molte le strutture (pubbliche e private) che necessitano di migliorare la propria dimensione, trasformandosi in imprese 4.0. E’ necessaria una connessione tra sistemi fisici e digitali, rendendo il modello di business sempre più fluido e all’avanguardia. Al riguardo, esistono delle società che riescono a promuovere progetti di innovazione di processo e di prodotto, per accompagnare i clienti nel percorso di transizione digitale attraverso soluzioni complesse.
“Trasferire e diffondere la sensibilità della transizione digitale è prima di ogni altra cosa un problema culturale più tecnologico», ha dichiara Giovanni Riefoli, amministratore unico di Plus Innovation, una delle aziende leader nella digitalizzazione. “Dipende da come ogni uomo, non per forza l’imprenditore, si pone davanti alle cose. Se gli imprenditori, nel 90% dei casi dicono ‘noi abbiamo sempre fatto così’, questo atteggiamento non consente di affrontare il tema dell’innovazione e del cambiamento in maniera adeguata”. Le aziende italiane sembrano indietro sul fronte dello sviluppo digitale. Un mondo in continua crescita. “Abbiamo una grande sfida da affrontare, il tempo sta accelerando e con esso anche la spinta al cambiamento”. L’avvertimento è abbastanza chiaro. Se un’azienda non riesce a evolversi e adeguarsi al nuovo che avanza, può correre il rischio di fallire.
“Adottare tecnologie di ultima generazione non basta – incalza il Ceo Riefoli – Bisogna comprendere realmente l’evoluzione del mercato e acquisire la capacità di ridefinire i processi aziendali per garantire il corretto funzionamento di tutta la ‘macchina’, indicando e condividendo mission, valori e obiettivi da raggiungere». Concetti non proprio chiari ai più. “Per molte PMI italiane, la gestione del cambiamento è un argomento ancora in stand by, con livelli di adozione dell’ICT di molto al di sotto della media europea, gap che potrebbe determinare la loro estinzione nel prossimo futuro”. Condurre le aziende verso una Transizione digitale, raggiungendo finalmente una realtà 4.0, rappresenta un sogno o un traguardo raggiungibile? “Intraprendere un cambiamento di questa portata deve partire innanzitutto da una presa di coscienza, in primis a livello manageriale. Questo cambio di paradigma è molto complesso e può richiedere l’assistenza di terzi, non solo per l’implementazione di nuovi strumenti tecnologici, ma anche per strutturare processi interni più snelli ed efficienti”.
Quali sono i problemi che le aziende devono superare? “Spesso le aziende hanno difficoltà a gestire e verificare, nell’immediato, lo stato di salute dell’azienda. Talora non conoscono i dati base della loro organizzazione (il costo del personale, il costo delle materie prime, i costi dell’energia, etc). Ebbene, se il mio business si impatta in una filiera, attraverso costi di terzi o viceversa e io devo vendere il prodotto a terzi, tutti questi andamenti dovrei non dico prevenirli ma almeno conoscere in tempo reale lo stato attuale della situazione. La transizione digitale dovrebbe iniziare con una dichiarazione del problema, una chiara opportunità o un obiettivo ambizioso. Potrebbe riguardare il miglioramento dell’esperienza del cliente, la riduzione dell’attrito, l’aumento della produttività o l’aumento della redditività, ad esempio, utilizzando tecnologie digitali abilitanti che non erano disponibili anni fa”, continua il manager.
Ma quali sono le novità, le innovazioni da portare in un’azienda? “La prima cosa sicuramente è quella di introdurre delle tecnologie di gestione della conoscenza dei fenomeni. Un esempio reale: un nostro cliente assume molti dipendenti. Non si tratta di una società di lavoro interinale, ma di una grossa azienda che lavora su commesse. Il principale problema è rappresentato dalla selezione delle candidature che arrivano sul sito. Noi abbiamo creato un sistema per cui i curriculum pervenuti vengono scaricati e letti in maniera sommaria da una intelligenza artificiale, da un sistema che prende delle parole chiave. In questo modo i CV vengono smistati in liste di appropriatezza rispetto all’incarico che si va a determinare. Ma è anche possibile creare sistemi per la gestione dei resi, del venduto. Lo facciamo per diverse attività commerciali, inclusi i ristoranti. Monitoriamo, cataloghiamo la merce acquistata e calcoliamo il prezzo finale in modo che il nostro cliente possa ottenere profitto e non rimetterci”.
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