A 22 anni di distanza dal delitto di Novi Ligure, Omar torna in aula. Ad accusarlo, stavolta, è la moglie. Il processo sta già appassionando stampa e critica
“Il passato non si dimentica”: il titolo di un famoso romanzo è diventato anche il ritornello di un coro ascoltato diverse volte negli stadi italiani. Intonato da numerose tifoserie. Nel caso di Omar Favaro, lo slogan assume un’altra accezione. Il giovane, nel 2001 fu il protagonista di uno dei fatti di cronaca più sanguinosi e assurdi che il nostro Paese ha mai vissuto. Insieme alla fidanzata Erika De Nardo, il 21 febbraio di 22 anni fa massacrarono con 97 coltellate Susy Cassini e il piccolo Gianluca, madre e fratellino (di soli undici anni) della ragazza. I due (all’epoca dei fatti minorenni) hanno scontato la loro pena.
A distanza di 22 anni, quel passato (difficile da dimenticare) torna prepotentemente alla ribalta. Omar è stato accusato di presunti maltrattamenti dalla ex moglie. Per lui, proprio in virtù della sua storia processuale, è stata discussa al palazzo di Giustizia di Torino, la richiesta della procura di Ivrea (Torino) di disporre una misura restrittiva. Favaro, ricordando più volte che ciò che successe più di venti anni fa non ha nulla a che fare con la storia di oggi, si è difeso in aula, e prendendo la parola ha definito “calunniose” le accuse mosse nei suoi confronti.
Nei confronti di Omar Favaro è stata lanciata l’accusa di maltrattamenti e violenza sessuale. Secondo l’accusa l’uomo avrebbe violentato la donna e si contesta che le violenze sarebbero avvenute anche in presenza della figlia. Nel corso dell’udienza Omar ha ribadito più volte la totale estraneità ai fatti che gli vengono imputati ed ha portato alla luce una consulenza “che riconosce la sua capacità genitoriale”. Nonostante ciò, hanno ribadito i suoi legali, non vede la figlia da gennaio. Tra le motivazioni della richiesta di misura cautelare da parte della procuratrice capo di Ivrea Gabriella Viglione e del pm Ludovico Bosso, c’è un richiamo al duplice omicidio di Novi Ligure del 2001, per il quale Favaro ha scontato la pena alla quale fu condannato insieme all’allora fidanzata Erika De Nardo. Richiamo definito “strumentale” dalla difesa di Favaro.
“Abbiamo contestato l’appello della procura portando nuovi elementi che riteniamo possano dimostrare che non ricorre alcuna esigenza cautelare. Quanto accaduto 20 anni fa non ha nulla a che fare con questa vicenda”, ha ribadito Lorenzo Repetti, avvocato di Omar Favaro, fermandosi davanti ai giornalisti al termine dell’udienza al tribunale del Riesame di Torino. Favaro è stato accusato dall’attuale moglie, dalla quale si sta separando. La coppia è ai ferri corti da tempo. La donna, attraverso i suoi legali aveva già richiesto il divieto di avvicinamento dell’uomo nei confronti della figlia, parlando di un rapporto matrimoniale tormentato da soprusi, intimidazioni e percosse. Una richiesta che il gip ha però già respinto, ed ha portato al ricorso della procuratrice capo di Ivrea Gabriella Viglione e dal pm Ludovico Bosso. Ora nei confronti di Favaro è stata formulata l’accusa di maltrattamenti e di violenza sessuale nei confronti della moglie.
La coppia è quindi sia in causa per la separazione e l’affidamento della minore, che per il procedimento penale attualmente in corso. “Noi siamo convinti che vi sia un parallelismo evidente tra le tappe della causa civile e del procedimento penale”, spiega ancora l’avvocato, che ha già definito “strumentali” le accuse, che richiamano il duplice omicidio di Novi Ligure del 2001 per il quale Favaro fu condannato insieme a Erika De Nardo, e ha finito di scontare la pena. “Quella vicenda non può essere utilizzata per parlare di una pericolosità tale da giustificare oggi una misura cautelare”, ha dichiarato ancora Repetti. Che in aula ha fatto presente più volte che dallo scorso gennaio Omar Favaro non ha la possibilità di incontrare la figlia nonostante sia stato disposto l’affidamento congiunto con la mediazione degli assistenti sociali e “una consulenza tecnica di ufficio abbia sottolineato che anche lui, come l’ex moglie, sia capace di genitorialità”.
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