Ci sono alcuni luoghi che sembrano essere associati a un maggiore rischio di depressione. Ecco quali sono: stai molto attento
Patologia psichiatrica molto diffusa, la depressione può coinvolgere adulti, anziani ed anche bambini e, contrariamente a quanto si pensa, non interessa solamente la sfera emotiva e relazionale ma anche il corpo, con delle conseguenze visibili e tangibili anche a livello fisico. Ne esistono molti tipi ed è del tutto impossibile stabilirne le cause precise ed univoche: un recente studio, però, rivela che se si abita in certe zone si è più a rischio.
Innanzitutto, è bene sottolineare che nell’eziologia della malattia concorrano molte cause diverse, tra cui quelle di origine sociale, ambientale ed anche genetiche. Impossibile non parlare dell’ereditarietà di questa malattia: solitamente, tende a svilupparsi tra i famigliari di primo grado di chi è già affetto da disturbi di questo tipo. Oggi, però, vi parliamo della relazione tra la depressione e il luogo in cui si vive: ecco cosa c’è da sapere.
Secondo uno studio pubblicato su Science Advances, chi vive in periferia ha una maggiore probabilità di sviluppare sintomi e condizioni depressive rispetto a chi risiede nei centri cittadini. L’indagine è stata condotta in Danimarca e, studiando le immagini satellitari tra il 1987 ed il 2017 di tutto il Paese e combinandole poi con dati socioeconomici e sanitari, hanno dato questo incredibile esito.
Chi vive in località periferiche con bassa densità demografica e poco sviluppo sociale ed economico è più propenso a sviluppare sintomi e sindromi depressive, rispetto a chi abita in edifici multipiano in località centrali o in prossimità di strade importanti e spazi aperti. In periferia, infatti, l’assenza di punti di ritrovo come bar, centri ricreativi o centri commerciali può favorire una sensazione di solitudine che, se incontra altri fattori ambientali, sociali e genetici, può favorire la depressione.
Fondamentale, quindi, è creare comunità anche laddove l’ambiente non favorisca la crescita di un città: negozi, attività commerciali, trasporti pubblici e attività di unione tra persone possono abbassare il rischio, per chi vive in queste aree. Questo studio, sebbene sia stato svolto in Danimarca, può essere utile per analizzare anche altre situazioni nel mondo e per sviluppare forme di progettazione urbana più inclusive e accoglienti, che rafforzino i contatti interpersonali e diminuiscano la solitudine.
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