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Bimba morta in auto: tutti i casi in Italia. La scienza prova a spiegare perchè accade

Uno studio prova a spiegare il cosiddetto Forgotten Baby Syndrome. In Italia si tratta del decimo caso di morti dovute ad abbandono in macchina

Una distrazione fatale. Una dimenticanza che ha portato ad una tragedia terribile. Ancora una volta l’Italia piange la morte di una bambina, dimenticata in auto da uno dei genitori. La piccola, di neanche un anno, è morta per asfissia. Tutto è successo a Roma, alla Cecchignola, una zona a sud della capitale. Un carabiniere, ha dimenticato  la figlia  sul seggiolino della sua autovettura. Avrebbe dovuto lasciarla all’asilo nido interno alla struttura militare. La macchina, con la bimba al suo interno, era stata parcheggiata in via dei Fucilieri, di fronte alla Direzione Generale per il personale militare del Ministero della Difesa. A ritrovarla è stata la madre, che si era presentata all’asilo per riprendere la piccola: le maestre le hanno comunicato la sua assenza. In quel momento la donna ha scoperto cosa era accaduto, scoprendo il corpo senza vita di sua figlia, nel parcheggio.

La bimba morta alla Cecchignola – Ricercaitaliana.it

La piccola è deceduta all’interno dell’autovettura, a causa della cosiddetta FSB, la “Forgotten Baby Syndrome”. Un fenomeno che porta i genitori a dimenticare i loro figli in macchina. Il papà o la mamma, si convincono di aver accompagnato il minore a scuola, o all’asilo nido; parcheggiano l’auto (dove spesso il figlio o la figlia dorme) e si recano al lavoro. Non vi è ancora, a oggi, una ampia letteratura scientifica sul perché ciò accada. I medici stanno provando a capire il meccanismo che scatta nella testa delle persone, che dimenticano di non aver lasciato i figli nel luogo preposto. Il Dipartimento di Neuroscienze Umane, Sapienza Università di Roma ha pubblicato recentemente uno studio, su questo fenomeno, prendendo spunto dai dati degli Stati Uniti. Su un totale di 171 casi, il 73% riguardava bambini che erano stati lasciati in macchina da persone adulte. “La metà degli adulti era inconsapevole, o se ne era dimenticato. Nella maggior parte dei casi tali episodi coinvolgono soggetti adulti che hanno funzionalità psichiche e cognitive perfettamente integre”, scrivono i ricercatori.

Perchè si verificano questi casi?

Ma perchè tutto ciò accade? Difficile, quasi impossibile dirlo. Secondo lo studio, le cause “non sono tali da essere riferibili in senso univoco e lineare a condizioni di rilevanza psicopatologica”. Le conclusioni cui giunge lo studio indicano che “i casi di morte di minori in seguito all’abbandono all’interno di veicoli da parte di adulti possono essere connessi all’alterazione del normale funzionamento della funzionalità di memoria di lavoro”. Un buco nero di cui ci si accorge spesso troppo tardi”.

In Italia il fenomeno del “Forgotten Baby Syndrome” si è verificato dieci volte. La bimba morta nella capitale è la prima da quando è entrato in vigore il decreto “seggiolino”, che prevede  l’obbligatorietà dei sistemi anti abbandono per i bimbi fino ai 4 anni di età. Un decreto diventato obbligatorio dal 6 marzo del 2020 e che prevede l’utilizzo dei dispositivi anti abbandono quando si trasportano bambini di età inferiore ai 4 anni. Chi non si adegua alla normativa rischia una sanzione amministrativa da 83 a 333 euro oltre alla decurtazione di 5 punti patente. Il padre della bambina è indagato per abbandono di minore. L’iscrizione è un atto dovuto, ed è stata avviata dalla Procura di Roma.

La vettura dove è stata dimenticata la bimba morta a Roma – Ricercaitaliana.it

I dieci episodi in Italia

Il primo caso registrato come FBS si è verificato a Catania nel 1998: un ingegnere di 37 anni si reca al lavoro e lascia il figlio di due anni in macchina. Si rende conto di quello che è accaduto, solo dopo aver ricevuto la telefonata della moglie.  Dieci anni dopo, il secondo caso: a Lecco. A lasciare la piccola di due anni in macchina è la madre, una maestra. La donna, convinta di averla lasciata alla baby sitter, si reca al lavoro e la ritrova esamine dopo tre ore. Il 18 maggio del 2011 in provincia di Teramo si registra la terza vittima: una bimba di 22 mesi, dimenticata in auto dal padre, che prima di recarsi al lavoro avrebbe dovuto portarla al nido. La bambina (scoperta in auto dopo cinque ore) muore dopo 3 giorni in ospedale. Nove giorni più tardi una nuova tragedia, a Passignano sul Trasimeno, in provincia di Perugia: un uomo esce di casa con la moglie e il figlio di 11 mesi. Dopo aver lasciato la consorte al lavoro si reca al club velico del paese, convinto di aver lasciato il figlio al nido. Inutile la corsa in ospedale. Il 4 giugno del 2013 muore un altro bimbo di due anni, lasciato in auto dal padre per otto ore. Ad accorgersene è il nonno, che si reca inutilmente all’asilo.

La sesta vittima è una bambina di un anno e mezzo, dimenticata dai genitori a Vicenza il 1 giugno 2015: la coppia era andata a fare la spesa e aveva completamente rimosso che in macchina con loro c’era la piccola. Un anno dopo, il 27 luglio 2016, muore a Firenze una bimba di 16 mesi, dimenticata in auto dalla madre. Inutile la corsa all’ospedale Meyer. Il 7 giugno 2017 a Castelfranco di Sopra una madre va a lavoro e dimentica la figlia di 18 mesi in macchina. Dopo il lavoro, si rimette in auto e nel fare la retromarcia scopre il corpo senza vita della bambina. Gli ultimi due casi si erano verificati il 18 maggio 2018 a Pisa (a morire una bambina di un anno, dimenticata dal papà) e il 19 settembre 2019, a Catania: anche in questo caso è il padre ad aver dimenticato sul seggiolino il figlio di due anni. Lasciato in macchina mentre il genitore era andato al lavoro.

 

 

Paolo Colantoni

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