Marco Strano, criminologo di fama internazionale, è convinto che sia necessario continuare a scandagliare la vita di Impagnatiello. “Il suo castello potrebbe essere crollato definitivamente”
Poche ore dopo l’annuncio della morte della povera Giulia Tramontano (la 29enne incinta, uccisa dal suo compagno) e dall’ammissione di Alessandro Impagnatiello, Marco Strano, in esclusiva ai nostri microfoni, centrò in pieno il profilo del killer e spiegò nel dettaglio che “non si tratta di un delitto premeditato, ma a naso sembra più di impeto”. Secondo il criminologo “nella sua testa avesse raggiunto una situazione di misura ormai colma: con tre donne presenti nella sua vita. Una con un figlio, una che aveva appena abortito e l’altra incinta di sette mesi. Non ha retto più e ha ucciso la donna che credeva fosse quella che poteva creargli più problemi. Un omicidio maturato in una condizione in cui lui non è stato più in grado di gestire.
La tesi di Strano, (criminologo, psicologo e poliziotto in pensione, attualmente consulente del CSU Fullerton Police Department di Los Angeles), è stata confermata dal gip che ha escluso la premeditazione. Le “modalità” di “tempo e luogo” dell’omicidio di Giulia Tramontano “non risultano essere state frutto di scrupolosa predisposizione” come “l’arma utilizzata” è stata scelta “non a seguito di un’accurata selezione” ma “rinvenuta sul posto”, ha scritto il Gip Angela Minerva nella convalida del fermo.
Strano, non solo ha anticipato le motivazioni del Gip, ma ora guarda oltre, provando a dare un prezioso consiglio a chi sta portando avanti le indagini. Impagnatiello infatti, potrebbe anche aver coinvolto qualcuno nel suo folle gesto omicida. “Trovo abbastanza logico che un personaggio psicologicamente fragile come Impagnatiello potrebbe in passato essersi confidato con qualche amico (o con una delle sue fidanzate) della situazione insostenibile che, a suo dire, stava vivendo”, ha dichiarato Strano in esclusiva a ricercaitaliana.it. “È anche abbastanza logico che – continua il criminologo – dopo aver ucciso la ragazza, possa essere entrato in una condizione para-psicotica, una sorta di pilota automatico, sperimentando sensazioni di de-realizzazione. In quella condizione chiedere aiuto a qualcuno (un amico o una delle sue varie fidanzate) per risolvere almeno temporaneamente la situazione è un fattore a mio avviso assolutamente possibile”.
La seconda donna di Impagnatiello ha infatti confessato (nella sua deposizione agli inquirenti) che l’uomo ha cercato di avvicinarla dopo aver commesso il delitto. “Lui insisteva perché lo facessi entrare in casa, ma io non ho voluto perché avevo paura – ha spiegato la giovane al Gip -. Non sapevo che fine aveva fatto Giulia e di che cosa fosse capace”. Sabato 27 maggio – ha continuato – “Alessandro ha iniziato a chiedermi di vederci. Le sue richieste erano talmente pressanti che mi ha accompagnato un collega a casa, poiché anche loro erano preoccupati”.
Impagnatiello quindi, potrebbe non solo aver cercato la seconda donna, ma avrebbe anche potuto confessarsi con qualcun altro. Una persona che era quindi a conoscenza del delitto. Un possibile complice. “Quindi le indagini per tentare di individuare un eventuale (o una eventuale) complice – continua Marco Strano – dovrebbero essere intensificate, analizzando con attenzione i tabulati telefonici dell’indagato. Inoltre, a mio avviso, un soggetto in queste condizioni, a distanza di tempo è certamente a rischio suicidio. Il suo castello di carte fatto di donne e di altri vizi che lo hanno contraddistinto nella sua vita, è crollato improvvisamente e con esso (sempre mia opinione personalissima) anche quasi tutte le ragioni per rimanere in questo mondo”.
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