La Ong tedesca Sea-Eye e la Mare-Go protestano perché ieri sono state fermate per 20 giorni per non aver rispettato l’ordine di recarsi nel porto assegnato.
Si tratta di “un altro riprovevole tentativo di criminalizzare il salvataggio in mare, per giustificare un’azione statale sempre più brutale”, fa sapere.
Insieme Sea-Eye, è stata sottoposta al fermo anche la Mare-Go. “Fermo amministrativo per due navi delle ong la Mare Go e la Sea Eye 4 per avere entrambe violato le indicazioni del Governo italiano, applicato il decreto ong con il blocco delle navi. E alla prossima violazione scatta il sequestro. Il Governo non delega a imbarcazioni private che battono bandiera straniera, finanziati da Stati esteri, il controllo delle frontiere e il soccorso”. Così su Instagram, il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni.
Il Sea Eye sarà trattenuto per venti giorni a Ortona. Secondo la Guardia Costiera, dopo aver soccorso diciassette migranti nella zona di ricerca e soccorso libica, la nave ha salvato altre trentadue persone nella zona Sar maltese e non si è avvicinata al porto di Ortona il prima possibile.
“Il Sea-Eye 4 ha interrotto il suo avvicinamento a Ortona martedì sera perché c’era una chiamata di soccorso da una barca con più di 400 persone nella zona di ricerca e soccorso maltese. La barca è stata infine individuata dall’aereo di ricerca civile Seabird. Poiché nessun attore statale ha confermato il coordinamento dell’emergenza marittima e Malta non ha coordinato per molti mesi le emergenze, la missione di salvataggio aggiuntiva per Sea-Eye era senza alternative”, ha spiegato l’organizzazione.
Sea-Eye: “Dovremo sempre decidere se rispondere a più chiamate di soccorso”
Secondo il presidente di Sea Eye Gordon Isler, i viaggi lunghi verso i porti assegnati e lontani “significheranno sempre che dovremo decidere durante il viaggio se rispondere a più chiamate di soccorso in arrivo. Certo che lo faremo anche se questo poi porterà ad accuse di violazione delle leggi italiane”.
In un solo giorno sono state multate e fermate due navi che hanno effettuato il soccorso dei migranti in mare, contravvenendo al decreto migranti. La Mare-Go invece, ha sbarcato trentasei migranti a Lampedusa invece che a Trapani, che era stato individuato come porto sicuro. L’equipaggio aveva continuato ad effettuare altri soccorsi. “Abbiamo violato il decreto legge del 2 gennaio del governo postfascista Meloni, che è un altro strumento per lasciare affogare la gente che emigra ed impedire a chi fa solidarietà di intervenire”.
Mare-Go: “Ecco perché ci siamo diretti a Lampedusa”
“È stato assegnato il porto di Trapani, a un minimo di 32 ore di distanza. Abbiamo comunicato alle autorità che Mare Go non è attrezzata per curare le persone soccorse per quel periodo di tempo e che il nostro equipaggio è stato in mare aperto per diversi giorni effettuando diverse operazioni di soccorso e quindi è irragionevole continuare così tante ore di navigazione per quanto riguarda il benessere delle persone soccorse e del nostro equipaggio. Ecco perché abbiamo deciso di dirigerci invece verso Lampedusa. La Capitaneria e la Guardia di finanza – hanno aggiunto dalla ong – sono state informate del fatto, in assenza di altra possibilità di raggiungere un Pos in sicurezza”, spiega Mare-Go.