Giulio Regeni: il gup di Roma ha accolto la richiesta della Procura di inviare alla Consulta gli atti del processo.
Il giudice ha chiesto alla Corte Costituzionale di esprimersi sulla questione dell’assenza degli imputati per superare lo stallo del procedimento sulla morte del ricercatore friuliano torturato e ucciso in Egitto nel 2016.
Gli imputati sono quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Sono accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni e concorso in omicidio aggravato.
“Di fatto, lo Stato egiziano rifiutando di cooperare con le Autorità italiane, sottrae i propri funzionati alla giurisdizione del giudice italiano, creando una situazione di immunità non riconosciuta da alcuna norma dell’ordinamento internazionale, peraltro riguardo a delitti che violano i diritti fondamentali dell’uomo universalmente riconosciuti. Tale situazione di immunità determina una inammissibile “zona franca” di impunità per i cittadini-funzionari egiziani nei confronti dei cittadini italiani che abbiano subito in quel Paese dei delitti per i quali è riconosciuta la giurisdizione del giudice italiano in base alle convenzioni internazionali”. Così scrive il giudice per le udienze preliminari di Roma Roberto Ranazzi nell’ordinanza.
Ed aggiunge che “la scelta delle Autorità egiziane di sottrarre i propri cittadini alla giurisdizione italiana per l’accertamento delle responsabilità in ordine a delitti che ledono i diritti inviolabili dell’uomo, è una scelta antidemocratica che di fatto crea in Italia, Paese che si ispira a principi democratici e di uguaglianza, una disparità di trattamento rispetto ai cittadini italiani e ai cittadini stranieri di altri Paesi, che in casi analoghi verrebbero processati”.
Il 3 aprile il procuratore Francesco Lo Voi aveva sollevato in Aula la questione di costituzionalità dell’articolo 420 bis del Codice di procedura penale, nella parte che prevede che l’assenza di conoscenza del processo da parte di un imputato derivi dalla mancata cooperazione di uno Stato estero. Ora il giudice ha accolto la richiesta della Procura.
E la Corte Costituzionale dovrà esprimersi sull’articolo com’è stato modificato dalla riforma Cartabia nella parte che non prevede che si possa procedere in assenza dell’accusato, “nei casi in cui la formale conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell’accusato stesso”.
I genitori di Giulio Regeni hanno accolto la notizia con felicità: “Speriamo che questa sia la volta definitiva e che venga sancito che questo processo si può e si deve fare. Visto che noi diciamo sempre che Giulio “fa cose”, speriamo che Giulio possa intervenire anche in una riforma legislativa che consenta di non lasciare impuniti i reati di questa gravità quando gli Stati non collaborano”. Così l’avvocata Alessandra Ballerini che riferisce il pensiero di Paola e Claudio Regeni-
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