È dall’era dei tempi che si ricerca la soluzione per rallentare l’invecchiamento, questa volta è stata trovata una proteina in grado di inibire le infiammazioni dei tessuti dovute alla vecchiaia
L’essere umano è ossessionato dalla sua finitezza. La morte è il suo limite, la sofferenza e anche il suo tormento. In psicologia già Freud sosteneva che fossimo fatti delle nostre perdite e mancanze, nel senso che la vita inizia già con il trauma: il parto è il primo, il distacco dal seno il secondo. Questa idea di perdita legata alla nostra esistenza chiusa e finita ha ispirato la letteratura, la filosofia e il cinema.
Tutte le nostre differenti società hanno cercato di lottare contro l’invecchiamento e il consequenziale decadimento del fisico, ma sempre con scarsi risultati. Le ultime ricerche nell’istituto di Neuroscienze dell’Università di Xiamen in Cina hanno scoperto una proteina che potrebbe dare uno spiraglio: certo, non si può parlare di certo di immortalità ma di un rallentamento del processo d’invecchiamento dei tessuti. Col passare del tempo tutti i sistemi di riparazione del nostro corpo si deteriorano. Questo fa sì che durante la vecchiaia il corpo diventa più debole e le cellule arrivano a rinnovarsi con sempre più fatica.
Un freno all’invecchiamento attraverso le nuove ricerche di neuroscienze, al momento funziona sui topi
Una nuova scoperta suggerisce che una proteina presente nel cervello potrebbe essere un interruttore per controllare l’infiammazione generale dei tessuti dovuta all’invecchiamento. Se gli scienziati riusciranno a capire come distribuirla in modo sicuro negli esseri umani, si sarebbe arrivati a un primo grande passo della ricerca al rallentamento dell’invecchiamento. Tutto è partito dagli studi sul “cervello infiammato”: molte malattie dell’età avanzata sono associate a un’infiammazione cronica a basso livello nel cervello, ma non solo anche negli organi, nelle articolazioni e nel sistema circolatorio. Un fenomeno a volte chiamato “inflammaging”.
Questa infiammazione nell’ipotalamo ventromediale, una parte del cervello umano, sembra svolgere il ruolo principale nell’invecchiamento di tutto il corpo, che di riflesso si infiamma con esso. Gli esperimenti sui topi hanno identificato la proteina chiamata Menin che può agire come freno all’infiammazione dell’ipotalamo e consequenzialmente del resto del corpo. Si tratterebbe di un rallentamento: la pelle dei topi si assottigliava molto più lentamente, e anche la perdita di massa ossea era limitata.
“Crediamo che il declino dell’espressione di Menin nell’ipotalamo possa essere uno dei fattori trainanti dell’invecchiamento,” specificano i ricercatori. Potrebbe anche favorire la produzione di un neurotrasmettitore chiamato D-serina. Quest’ultimo sembrerebbe accelerare anche il recupero cognitivo.